Dicono che un uomo possa avere due volte vent’anni, senza averne quaranta. Mentono. Il tempo passa e non puoi fregarlo. In Chris Froome, senza fare eccezione, ha lasciato tracce fisiche ed estetiche. Il Tour del 2020 il freddo rituale di passaggio: la vittoria di Pogacar è stata il segnale che gli anni Dieci sono finiti e ci sono giovani in rampa di lancio. Dalla California il campione britannico lancia messaggi di ottimismo nel corso del media-day della Israel Start-Up Nation con quasi 200 giornalisti collegati da tutto il mondo.
Froome e l’amore per Israele, un progetto a lungo termine
Chris è sereno, tranquillo, sorridente. Ci scherza su quando su Zoom il microfono si accende e si spegne e sembra non rispondere ai suoi comandi. La chat è un’onda di domande e curiosità soprattutto per lui, la star che il patron Sylvan Adams ha scelto per portare nel Paese la cultura del ciclismo e della mobilità sostenibile. Su tutti, i temi caldi, sono la possibilità di vincere il quinto Tour de France e la forza della squadra che gli è stata costruita attorno: «Ci sono team che hanno dominato in testa al gruppo durante l’ultima stagione. Ma Pogačar ha vinto il Tour de France con un modo di correre fantastico: ha dimostrato che anche i team meno forti con un leader possono giocarsela. Quindi tutto può succedere. Il progetto della Israel somiglia a quello dei primi anni della Sky. C’è l’obiettivo di promuovere il ciclismo tra i giovani e per questo mi piace molto».
Martin e Woods pronti a migliorare insieme a Chris
Collegato dalla California, Froome è intervenuto in alternanza con Dan Martin e Michael Woods. L’irlandese ha sottolineato la fortuna di poter correre al fianco di un campione: «Per me si tratta del secondo anno alla Israel e sono felice di essere qui e che arrivino atleti sempre più forti. So già che corridore sia Chris e con lui possiamo migliorare insieme, condividere conoscenze e alzare il nostro livello. È una forza per la squadra, un valore aggiunto. Lavoreremo per raggiungere i migliori risultati e correre in testa alle corse contro i grandi team». Il canadese si è focalizzato sul cambio generazionale nel ciclismo: «Tanti giovani stanno crescendo e sono molto forti. Penso a Marc Hirschi, Tadej Pogacar, sono incredibili. La domanda è: cosa potranno fare in futuro? Per quanto mi riguarda ritengo che le Olimpiadi saranno dopo il Tour de France. Penserò prima al Tour e a fare bene in preparazione alle Olimpiadi di Tokyo».
In chiusura Froome ha spiegato come si sta allenando in questi giorni e i piani futuri: «Qui alla Israel penso a un progetto a lungo termine. Voglio finire la carriera qui, mi trovo bene con Adams e con i compagni. Sto bene e voglio fare il massimo per la squadra. Sono concentrato sul lavoro in bici per riacquistare forza muscolare con allenamenti su strada e in palestra. Siamo vicini all’inizio delle corse e non vedo l’ora che inizi la stagione. Ci sono giovani ciclisti che vanno forte e penso che per batterli bisogna spingersi oltre il limite e dimostrare che questo sia possibile giorno dopo giorno. In futuro porterò qui la mia famiglia, la partecipazione e l’entusiasmo delle persone sono meravigliosi».