INCHIESTA U23/PRIMA PUNTATA. Gli organizzatori sul piede di guerra. La proposta della Federazione non convince

Il passaggio del gruppo al Palio del Recioto, una delle corse più importanti del calendario dilettantistico. (foto: Scanferla)
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Il dilettantismo italiano è attraversato da una delle polemiche più accese degli ultimi anni. Con una tempestività che ha lasciato interdetti diversi organizzatori, la Federazione Ciclistica Italiana sta facendo di tutto per rendere nazionali tante corse, almeno fino ad oggi, soltanto regionali. Certo, il blasone delle prove coinvolte aumenterebbe, ma osservando la questione soltanto da questo punto di vista non capiremmo il senso delle lamentele degli organizzatori che, per primi, hanno alzato la voce.

A gridare più forte di tutti è stato Fabrizio Carnasciali, storico animatore del ciclismo toscano e a capo di questa delegazione di insoddisfatti. Con lui, anche Renzo Maltinti ed Enzo Amantini. Le loro osservazioni vertono tutte intorno ad un aspetto: quello economico. E’ vero, secondo le normative attualmente in vigore in questi mesi di emergenza sanitaria, un evento di carattere nazionale potrebbe svolgersi regolarmente mentre uno regionale no. Ma, allo stesso tempo, far diventare nazionale una rassegna regionale non è semplice: a livello organizzativo (permessi, in sostanza), ma soprattutto economico.

Molto semplicemente, per fare un esempio, una prova nazionale prevede una transennatura diversa: non soltanto 100 metri prima e 50 metri dopo l’arrivo, bensì 200 metri prima e 100 metri dopo l’arrivo. Quanto costano, brutalmente, delle transenne in più? Anche questo non è un problema facilmente risolvibili: dipende dalla struttura organizzativa di ogni comitato. E dalla regione in questione, se è vero che una prova nazionale in Toscana può costare la metà di una pari categoria veneta. E le transenne sono solo una parte del problema: rientrano in ballo anche i dorsali, la scorta, il personale sanitario, i palchi, i premi, i mezzi.

E le tasse federali, infine, storicamente uno dei campi di battaglia più sanguinosi. Da una parte c’è la Federazione Ciclistica Italiana, che sostiene di voler tutelare il calendario dilettantistico italiano (e in particolar modo gli elite, che ad una gara regionale aperta soltanto agli Under 23 non potrebbero partecipare); dall’altra, invece, gli organizzatori, che avrebbero fatto volentieri a meno di ritrovarsi con le spalle al muro e costretti a reperire ulteriori fondi per allestire i propri eventi, a questo punto nazionali e non più regionali.

Lo scontro è acceso e difficilmente terminerà a breve. Entrambe le parti hanno l’interesse di arrivare ad un compromesso, che mai come adesso sembra fondamentale ma difficile da raggiungere. Entro il 9 dicembre, almeno sulla carta, gli organizzatori devono muoversi per bloccare le date dei loro eventi. Il problema è reale, dunque, e per risolverlo servirà ben più d’una semplice riunione.

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