Dovremmo dire grazie a Chris Froome che il 25 maggio 2018 ha reso la Sky e lui stesso più amati. Brailsford si è convinto forse proprio quel pomeriggio sul Colle delle Finestre che a fare troppi calcoli nel ciclismo non sempre si raggiunge la somma desiderata. Sul grande schermo in rosa del Giro d’Italia di quest’anno abbiamo visto una riedizione spalmata su più giorni, di una condotta di gara neanche lontanamente considerata prima.
La Ineos-Grenadiers, transatlantico britannico del World Tour, aveva costruito la sua stagione su tre nomi-cardine: Egan Bernal, Geraint Thomas e Chris Froome. Tra problemi fisici e cadute gli obiettivi sono cambiati strada facendo e a Brailsford – come raccontato a Cyclingtips – questo nuovo copione non è affatto dispiaciuto: «Abbiamo iniziato a vincere sin da quando ho avuto la possibilità di guidare il team. Ho realizzato piuttosto presto che il modo in cui abbiamo vinto non è forse il più emozionante, ma in ogni caso ottieni comunque il risultato. Quindi resti su una via di mezzo: dovremmo continuare a vincere o cambiamo il modo in cui lo facciamo? Arrivavano spinte al cambiamento, ma è davvero difficile non continuare a vincere».
Il 2020 ha switchato la mentalità della Ineos: più offensiva, spettacolare, grintosa e coraggiosa. Se dai momenti di crisi nascono le migliori opportunità Brailsford riconosce che questa è da prendere al volo: «Le esperienze di quest’anno mi hanno fatto riflettere. Credo che continueremo a correre come quest’anno. Non vorrei altro di più che avere una squadra e aiutare a creare un team in cui tutti corrono per davvero». Sette vittorie di tappa, tutti all’attacco e successi a catena. Nel 2021 il disco da suonare resterà lo stesso: «Passeremo a occuparci prima degli atleti, della persona individuale più che del team. Non avrei mai pensato di dire questa frase un giorno, ma eccolo, è arrivato. Continueremo a dare spettacolo anche il prossimo anno».
