Froome, il tramonto di un campione: ecco le cinque imprese che lo consegnano alla storia

Giro d'Italia 2018: Froome sullo sterrato del Colle delle Finestre, in una delle sue più belle imprese solitarie.
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Forse non siamo ancora ai titoli di coda, ma l’immagine di Chris Froome alla deriva sulla prima salita della Vuelta dà l’idea della fine di un’epoca. L’uomo che ha tiranneggiato le grandi corse a tappe per anni, portando a casa quattro Tour, un Giro d’Italia e due Giri di Spagna, viene abbandonato dalla sua squadra, che forza il ritmo in testa e lo manda irrimediabilmente in crisi. Proprio lui che dalla squadra, ai tempi della Sky, era scortato come re, ha dovuto subire un contrappasso crudele.

Ma Froome non è stato solo l’espressione di un dominio di squadra, come talvolta si vuole far credere. Nella sua carriera ha scritto anche pagine individuali di ciclismo memorabile. Qui ne ricordiamo cinque, a partire da quella realizzata sul Ventoux, che segnò l’inizio della sua era.

Tour 2013: la “frullata” sul Mont Ventoux è l’inizio del suo dominio

Quattordici luglio 2013, nel giorno della festa nazionale francese il Tour de France propone la torrida scalata del Mont Ventoux. Chris Froome, non più scudiero di Wiggins (dirottato al Giro), è già in maglia gialla, ma gli serve l’impresa, per far capire che il Tour ha davvero un nuovo padrone.

La tappa si anima come previsto sulle prime rampe del mostro alpino, quando Nairo Quintana si alza sui pedali e va a raggiungere Mikel Nieve già in fuga. Il colombiano in classifica ha poco più di 5 minuti di ritardo da Froome, che mette la sua Sky in testa e comincia l’inseguimento. La rumba Sky, con Richie Porte in prima linea, sgretola inesorabilmente il gruppo dei migliori, da cui i corridori si staccano come relitti alla deriva. Contador rimane ostinatamente aggrappato, fino a che la maglia gialla, in prima persona, si esibisce in una di quelle “frullate” ad altissima frequenza che diverranno una sua caratteristica abituale.

È l’inizio dello show, alla vetta mancano 7 chilometri: Contador si alza sulla sella e ricade di schianto, Froome aggancia Nieve e poi balza su Quintana. Il caldo atroce si mescola ai dannati fumogeni liberati lungo la salita, vista dall’elicottero la montagna calva offre il consueto spettacolo di epica aridità. Quintana resta alla ruota, finché può. A un chilometro e trecento metri dalla vetta, Froome aumenta di nuovo la cadenza e stavolta il colombiano si arrende senza condizioni. Il “kenyano bianco” doma a braccia alzate una delle vette mitiche del ciclismo, che tredici anni prima aveva salutato l’ultima impresa di Marco Pantani.

Tour 2015: Porte lo lancia, e lui conquista i Pirenei

Come due anni prima, Froome sceglie la festa del 14 luglio per mettere le mani sul Tour de France. Stavolta, non su una vetta leggendaria come il Ventoux, ma sull’inedita salita pirenaica di La Pierre Saint Martin. Froome parte in maglia gialla, ma i distacchi in classifica sono minimi.

La tappa si infiamma sulla salita finale: a dieci chilometri dalla vetta, la Sky è già al comando delle operazioni, con il solito Porte a scandire l’andatura. Sull’ennesima sgasata del tasmaniano cede Contador, così come in precedenza si erano staccati Nibali, Uran e “Purito” Rodriguez. In breve, solo Quintana rimane al mozzo dei due Sky Porte e Froome.

Ma alla maglia gialla non basta. A 7 chilometri dal traguardo, si stacca dalla ruota di Porte e accelera. Quintana prova a seguirlo, ma è un tentativo flebile, trai due il gap diventa subito evidente. Froome deve rallentare quando la folla si stringe troppo al suo passaggio, costringendolo addirittura a farsi largo a gesti. Al traguardo arriva con 59” sul compagno di squadra Porte, che nel finale ha ripreso e staccato Quintana. 

Tour 2016: l’attacco decisivo scatta in discesa

Il 9 luglio 2016 la Grande Boucle propone un classico tappone pirenaico: quattro vette, cominciando con il Tourmalet e chiudendo con il Peyresourde, dopo il quale c’è solo la picchiata fino al traguardo. In maglia gialla c’è Van Avermaet, ma il ballo dei grandi favoriti comincia appunto quel giorno.

Durante la cavalcata tra i monti, la Sky recita se stessa, battendo a lungo il passo in salita. Fra le vittime Nibali, che al traguardo arriverà con un ritardo di quasi mezz’ora. In difficoltà anche Contador, mentre Aru se la cava egregiamente.

A parte qualche defezione, comunque, sul Peyresourde i migliori restano insieme e già si pensa a una volata ristretta per la vittoria, visto che al traguardo mancano solo 15 chilometri di discesa. Ma proprio passando sotto lo striscione del Gpm, Froome piazza l’attacco a sorpresa, buttandosi in picchiata. Quintana sarebbe alla sua ruota, ma proprio in quel momento si distrae per prendere una borraccia da un uomo del suo staff, a bordo strada.

È un momento: l’inglese prende qualche metro di vantaggio, per due tre chilometri è lì, a cento metri. Sembra prendersi rischi eccessivi, pedalando seduto sulla canna alla ricerca della massima aerodinamicità, in una posizione che sconcerta i puristi. Ma ad ogni tornante guadagna qualcosa. Il gruppetto di dodici che gli dà la caccia, lentamente deve arrendersi. Al traguardo Froome arriva con 13 secondi di vantaggio, che gli bastano a prendere una maglia gialla che non mollerà più fino a Parigi.

Giro 2018: agguato sullo Zoncolan

Dopo due presenze anonime agli inizi della carriera, Froome nel 2018 si presenta al Giro d’Italia da favorito. Le cose però sembrano girare male, anche per un paio di cadute, tanto che Chris si presenta alla tappa del Monte Zoncolan da 12° in classifica, a 3’20” dalla maglia rosa Simon Yates.

La tappa è durissima e l’ascesa finale è crudele. Froome regge il passo dei migliori e già sembra una sorpresa, visto che nei giorni precedenti in salita aveva sempre perso qualcosa. A 4 chilometri dallo striscione, anche il Giro conosce la sua proverbiale “frullata”, che lo porta immediatamente al largo. Yates non tenta di reagire e continua con il suo passo. È la mossa giusta, perché poco dopo la maglia rosa è in grado di organizzare la caccia al fuggitivo, arrivandogli a una trentina di metri. E così le ultime rampe dello Zoncolan, le cui tribune naturali sono spettacolarmente gremite, vedono un inseguimento memorabile, a cui Froome riesce a sottrarsi portando fino al traguardo un margine di 6 secondi. La maglia gialla rimane a Yates, ma la resa dei conti è solo rimandata.

Giro 2018: dal Colle delle Finestre un volo d’altri tempi

Froome calcolatore, Froome che vince portato in carrozza dalla Sky, Froome emblema di un ciclismo tutta scienza e poco cuore: stereotipi che l’inglese spazza definitivamente il 25 maggio 2018, nel corso della Venaria Reale-Bardonecchia, la tappa che decide il Giro d’Italia. Una frazione di epica durezza, con il Colle delle Finestre piazzato a 75 chilometri dal traguardo.

L’inglese alla mattina è quarto a circa 4 minuti dalla maglia rosa. Situazione disperata, visto che mancano solo due giorni di salite, prima della passerella finale. C’è bisogno di un po’ di follia, quella che Froome mette in campo proprio sullo sterrato del Colle delle Finestre.

Mancano esattamente 80 chilometri, quando l’uomo parte per il suo volo solitario. Sembra un canto del cigno senza speranza, un suicidio annunciato, visto che dopo ci saranno ancora da scalare Sestriere e Jafferau. «Quarto o undicesimo non sarebbe cambiato nulla – dirà tempo dopo – Ero pronto a dare tutto, fino al limite dell’impossibile».

Follia sì, ma premeditata: Froome corre senza borraccia, per limitare al massimo la zavorra: il piano prevede che ogni cinque chilometri un uomo dello staff Sky gliene passi una, da utilizzare e gettare subito. Yates è già saltato, è Dumoulin a organizzare l’inseguimento. Ma Froome non molla, anzi rilancia: passa il Sestriere senza danni, porta il vantaggio su Dumoulin a 3 minuti e lo mantiene anche sull’ultima salita. È un trionfo d’altri tempi. L’indomani a Froome non resta che amministrare i 40” che lo dividono da Dumoulin e portare a casa il suo primo Giro d’Italia.