TOUR DOWN UNDER 2023 / Copeland: «Sobrero ragazzo d’oro, Zana ha talento, De Marchi è una garanzia. Colleoni? Ci dia un segnale»

Copeland
Brent Copeland, team manager della Jayco-AlUla
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Alla presentazione ufficiale della Jayco-AlUla, il team manager Brent Copeland ha parlato di una squadra forte, forse una delle migliori mai avute dal sodalizio australiano.

L’organico è ottimo: ci sono Matthews, Yates, Groenewegen, Stybar. E quattro italiani: a Colleoni e Sobrero, infatti, si sono aggiunti De Marchi e il campione italiano Zana.

«Ad un certo punto – spiega Copeland – ci siamo resi conto di avere un organico molto giovane. Qualche corridore esperto ci avrebbe fatto molto comodo. Ecco perché abbiamo ingaggiato Stybar e De Marchi».

Credi che abbiano ancora qualche colpo in canna?

«Per me sì. Sono entrambi due professionisti impeccabili, ho avuto modo di constatarlo al ritiro di dicembre. E si sono presentati con un’umiltà e una passione notevoli. Hanno ancora voglia di fare i corridori».

Che ruolo avrà Stybar? 

«Il nostro faro per le classiche è Matthews, ma non può essere l’unico capitano per un mese e mezzo. Stybar sarà il suo luogotenente e la prima alternativa. Perché no, in certe occasioni magari anche il primo violino. Ha passato tanti anni alla Quick-Step, si vede che aveva bisogno di cambiare».

E De Marchi, invece?

«Ci aveva avvicinato lui in estate, ma allora non avevamo lo spazio. Poi si è aperto un varco e insieme a White non ci abbiamo pensato più di un attimo: De Marchi era il nostro uomo. Sarà una guida per i più giovani e sono sicuro che torneremo a vederlo protagonista nelle fughe».

Farà il Giro?

«Sì, al fianco di Dunbar. Forse ci sarà anche Sobrero. È un ragazzo d’oro, siamo contentissimi di lui. Migliora a vista d’occhio, resta soltanto da capire che corridore può diventare. Io credo che un domani possa fare classifica nei grandi giri».

Cosa gli manca adesso?

«Esperienza e fondo, direi. Però i segnali ci sono: quest’anno ha vinto l’ultima tappa del Giro, sintomo di un corridore comunque resistente. Inizierà a fare classifica nelle brevi corse a tappe e poi vedremo dove arriverà».

E Zana, invece? Reverberi è convinto che sia approdato nel World Tour troppo presto.

«Non sono d’accordo. Se non ora, quando? È anche campione italiano. Sono curioso di vedere cosa farà al Giro. Noi non gli stiamo mettendo pressione. A me, anche a colpo d’occhio, sembra più adatto alle corse a tappe, ma sarà il futuro a dirci che corridore potrà diventare. Di certo il talento non gli manca».

Il quarto italiano è Colleoni. Forse da lui ci si aspettava già qualche risultato.

«Con calma, ma sta crescendo. Questo, secondo me, è un anno importante per lui: crediamo nelle sue capacità, essendo al terzo anno deve darci qualche segnale».

Yates non farà il Giro, ma il Tour. Perché?

«Lui ama il Giro, farebbe sempre quello. E che peccato non averglielo visto vincere: lo meritava. Nel 2020 lo fermò un tampone positivo, lo scorso anno una caduta. Però ha vinto a cronometro e nella tappa di Torino, per me la più spettacolare. Secondo noi era giusto che cambiasse obiettivo, vedremo se per le tappe o per la generale».

E infine c’è Matthews, un grande corridore che ha vinto meno di quello che avrebbe meritato. Sei d’accordo?

«Assolutamente sì. La sua sfortuna è stata quella di aver incontrato i migliori Sagan, Van Aert e van der Poel. La tappa al Tour l’ha vinta attaccando, forse è un segnale. Mi piacerebbe vederlo più coraggioso e a mani alzate sul traguardo della Sanremo. Sarebbe stupendo».