Copeland è convinto: «Il tetto salariale come in Nba salverà il ciclismo»

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Brent Copeland, team manager della Jayco-AlUla
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Qualche giorno fa Brent Copeland è stato eletto nuovo presidente dell’AIGCP, l’associazione che unisce tutte le squadre del ciclismo professionistico, World Tour e Professional. L’assemblea straordinaria si è svolta a Milano e quasi all’unanimità il general manager della Jayco-AlUla è stato nominato.

Chiacchierando con Copeland sono venuti fuori diversi temi, primo fra tutti l’unione che negli anni passati è mancata tra le diverse squadre. «Non voglio ovviamente puntare il dito contro nessuno, ma qualcosa non stava funzionando. C’è stata una divisione nelle formazioni, modi di pensare e vedere il ciclismo molto diversi. Serviva dunque un nuovo board per riunire tutti, ricreare armonia».

Il GM sarà infatti solo il presidente di un board che vede anche la vicepresidente Emily Brammeier (Team dsm-firmenich PostNL), il segretario generale Emmanuel Hubert (Arkea B&B Hotels), il vice segretario Cedric Vasseur (Cofidis), il tesoriere Kjel Carlstrom (Israel Premier Tech) e i legal advisor Juan Pablo Molinero (Movistar Team) e Inigo Landa (UAE Team Emirates).

«Mi hanno eletto, ma come ho sempre detto, il presidente non dovrebbe essere il membro di una squadra, per questo stiamo già pensando di fare delle modifiche. Vorremmo portare dentro almeno un revisore esterno per far vedere come lavoriamo. Siamo il top mondiale del nostro sport, ed è bene che qualcuno da fuori ci possa giudicare e consigliare».

Ma concretamente gli obiettivi sono tanti e diversi. «Alcuni non posso ancora dirli, perché stiamo discutendo internamente. Sicuramente al primo posto c’è la sicurezza dei corridori, la sostenibilità delle squadre, la regolazione delle finestre di mercato con l’Uci, un rapporto più stretto con gli organizzatori come A.S.O. e RCS. E soprattutto il salary cup…».

Il “Salary Cup” è una soluzione adottata in Nba per non favorire eccessivamente una o più squadre con budget molto elevati. Copeland chiede un maggiore equilibrio. «Serve un ciclismo sostenibile, i costi delle squadre sono aumentati a dismisura, ma ci sono quelle due o tre formazioni che possono contare su budget tre o quattro volte superiori ad altre World Tour. Vorremmo mettere un limite di spesa negli ingaggi totali dei corridori, così da creare meno squadroni».

L’ultimo punto è il futuro di One Cycling, l’ambizioso progetto che soprattutto la Visma-Lease a Bike aveva intenzione di perseguire. «Non è un progetto allineato alla nostra idea di ciclismo, infatti non abbiamo firmato la lettera d’intenti. Noi, inoltre, come AIGCP non vogliamo curare la parte commerciale, a cui sembra invece particolarmente interessata One Cycling».