Magrini torna sul duello finale della Vuelta: «La Movistar non voleva che vincesse Carapaz e si è messa a tirare, altro che balle»

Riccardo Magrini, commentatore tecnico di Eurosport, in una foto d'archivio
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«Altro che azione per interesse di squadra: la mossa che ha fatto il team Movistar nella penultima tappa della Vuelta è stata un’azione intentata contro Carapaz che in quel momento stava prendendo il largo nel tentativo di rovesciare la leadership di Roglic. Altro che balle! Unzue e il procuratore di Carapaz (Giuseppe Acquadro, ndr) possono dire quello che vogliono ma io non ci credo. Nelle loro parole c’è solo tanta diplomazia e poca verità».

Riccardo Magrini ex ciclista e da tempo apprezzato telecronista di Eurosport non ha dubbi e tornando sull’episodio della penultima frazione della Vuelta, parla con la solita, colorata, schiettezza.

Magrini: «Il ciclismo è come la vita e presenta il conto»

«La storia del ciclismo è piena di questi comportamenti e non solo tra squadre avversarie ma anche tra singoli corridori. Screzi, dispetti, semplici antipatie o piccole vendette: situazioni e atteggiamenti come quello vissuto nella penultima tappa della Vuelta ci sono sempre stati e penso che continueranno ad esserci perché il ciclismo è un po’ come la vita… Per questo non ho dubbi a pensare che quando i Movistar hanno visto scattare Carapaz non ci abbiano pensato un attimo, anzi, immagino come dall’ammiraglia abbiano dato immediatamente l’ordine di andarlo a prendere facendo di tutto pur che non vincesse. Dopotutto non dimentichiamoci che tra lo squadrone spagnolo e il corridore equadoregno non scorre più buon sangue. Lo scorso anno infatti la loro separazione finì in malo modo e ci sta che il vecchio Unzue se la sia legata al dito e che alla prima occasione gli abbia presentato il conto. È il ciclismo amici miei, è la vita».