Movistar, alto tradimento alla Vuelta: Carapaz affondato dalla sua ex squadra

Vuelta Movistar e Jumbo Visma
La Movistar in testa al gruppo alla Vuelta 2020 (foto: A.S.O./©PHOTOGOMEZSPORT2020)
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All’improvviso a Richard Carapaz hanno spento il canale del sogno. Alla Vuelta è successo così, come quando tutto d’un tratto finisce l’abbonamento su Netflix o staccano il segnale wi-fi. Il trionfo in terra di Spagna si ferma al centro del momento clou, nel cuore di una remuntada che sarebbe diventata la terza della stagione – dopo quelle di Pogačar e Geoghegan Hart – più pazza e spettacolare di sempre. Carapaz è un corridore nato per giornate, corse, azioni coraggiose. Oggi la Vuelta è terminata con un abbraccio flebile al vincitore, Primož Roglič, che ha trionfato grazie allo schiaffo della Movistar contro l’ex compagno di squadra. Un adiòs alla maglia rossa dei più tristi e malinconici che potessero capitare allo scalatore di El Carmelo. Ma andiamo all’origine della storia.

Gli sceriffi della Movistar: perché Carapaz non ha vinto la Vuelta…

Disarmante cinismo. Un’incredibile corrida con il torero Carapaz che scappa e i tori Mas e Oliveira che tengono vivo un “rivale comodo” per loro. La Movistar diventa il sistema rifugio di Roglič, la camera di compensazione di ogni disequilibrio. Lo sloveno pedala nella paura, nonostante tre settimane di blocco militare della corsa da parte della Jumbo Visma. Ma non sa che troverà per strada dei veri e propri “Guardiani della Galassia” pronti ad aiutarlo. Con lui resta solo il fedele scudiero Lennard Hosftede e il forcing decisivo per contenere il distacco rispetto all’ecuadoregno è della squadra albiceleste, Soler rifinitore. Gli interessi per negare la gioia a Carapaz che vorrebbe vincere, come al Giro d’Italia del 2019, per il suo popolo, per la sua gente, per quei “Vamos Carapaz” che hanno riempito l’atmosfera intorno all’Arena di Verona e non solo, ci sono tutti.

Perché il suo addio alla Movistar non è stato idilliaco: con Eusebio Unzuè, general manager della formazione spagnola, i rapporti si sono conclusi avvolti da una cappa di negatività e acredine per il passaggio di Carapaz alla Ineos Grenadier, insieme ad Amador che sono seguiti dallo stesso procuratore, Giuseppe Acquadro. La Vuelta dello scorso anno saltata, idem il GP di Plouay e poi il rientro ai Mondiali di Harrogate nello Yorkshire dove “Richie” si era messo in evidenza con la fuga iniziale. Torna nel suo Ecuador e nella crisi economica che attanagliava il Paese è diventato voce del popolo: «La gente soffre. Io corro, lotto e vinco per loro». L’opinione pubblica si spacca: chi è con Carapaz e chi con Lenín Moreno. Un factotum impegnato su più fronti: oggi alla resa dei conti, la Movistar l’ha tradito. Con una lezione da ricordare: la certezza che nel ciclismo c’è memoria, che non tutto si trita, si consuma, si annulla, si perde.