Il rilancio di Dapporto: «Sono sull’Etna per preparare il Giro e riscattare una primavera sottotono»

Dapporto
Davide Dapporto in azione alla Settimana Coppi e Bartali (foto: Massimo Fulgenzi/MassimoFulgenziPhoto©2023)
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Davide Dapporto è sull’Etna da due settimane per preparare il Giro d’Italia e la seconda parte di stagione, e quello che è successo nella sua Emilia-Romagna gliel’hanno raccontato i genitori.

«Abitiamo in campagna, nei dintorni di Cotignola, e non abbiamo avuto problemi, per fortuna. Mio babbo, che fa l’agricoltore, mi ha detto che un po’ d’acqua nei campi ci è arrivata, ma niente a che vedere coi disastri successi altrove. C’è gente che ha perso tutto tranne le fondamenta, i muri e il tetto di casa. Rispetto a tutto quello che è accaduto è una speranza minima, non fraintendermi, però mi auguro che non venga modificato il tracciato del campionato italiano di fine giugno. Sono le strade su cui mi alleno di solito, la salita di Monticino la conosco come le mie tasche. Ne parlavo ieri con Montefiori, quassù insieme a me, Masoni e Monaco: il percorso è adatto a noi, nervoso e da scattisti, e quel giorno a tifarci ci saranno centinaia di persone».

Ma al campionato italiano manca un mese e prima c’è il Giro d’Italia.

«Andiamo per vincere una tappa, inutile girarci intorno. Io mi farò vedere il più possibile, specialmente in quelle mosse, mentre l’obiettivo principale di Montefiori sarà la cronometro del primo giorno, per la quale sta lavorando duramente. Ho visto le altimetrie, sulla carta non mi pare ci siano molte chance per gli attaccanti, ma non voglio fasciarmi la testa prima d’essermela rotta né accampare delle scuse: al Giro dobbiamo provare a vincere una tappa per riscattare una primavera sottotono».

La Technipes-InEmiliaRomagna era partita con grandi aspettative: avete accusato la pressione?

«Forse nelle prime uscite. Sai, del nostro progetto si è parlato a lungo e bene, e ci sono stati degli innesti importanti sia nell’organico dei corridori che nello staff. Abbiamo cambiato maglia, abbiamo cambiato biciclette. Insomma, possono sembrare delle piccolezze ma non lo sono. Gli altri ci guardavano. Ma adesso, dopo qualche mese di corse, non ci facciamo nemmeno più caso».

Sei soddisfatto della tua primavera? Il miglior piazzamento è stato il quarto posto a San Vendemiano.

«No, se fossi soddisfatto della mia primavera ci sarebbe un problema. E’ vero, il quarto posto a San Vendemiano non è un cattivo risultato, ma non è arrivato come piace a me: ho subito la corsa tutto il giorno, non mi sono mai sentito veramente bene. Non voglio snocciolare la mia cartella clinica, altrimenti si pensa che Dapporto cerca scuse, ma ho avuto qualche acciacco di troppo che mi ha impedito di trovare continuità e fiducia. A marzo, tanto per fare un esempio, ho trascorso più ore sotto al laser per le tendiniti che non ad allenarmi».

Coppolillo
Michele Coppolillo, diesse della Technipes InEmiliaRomagna (foto: Massimo Fulgenzi/Massimo FulgenziPhoto©2023)

Non il massimo per un ragazzo al quarto anno tra i dilettanti che ambisce al professionismo.

«No, non il massimo. Però adesso sto bene e non voglio guardarmi indietro. Ad essere sincero nemmeno troppo avanti, però. Non so cosa farò se a fine stagione non dovessi passare professionista. Mi mancano sei esami per laurearmi in Economia, conto di farlo nella prossima primavera. Per quest’anno ho deciso di concentrarmi soprattutto sul ciclismo, ma sono ben consapevole che nella vita c’è anche altro».

E’ il piglio giusto, secondo te?

«Io credo che certe cose vadano desiderate ma senza che diventino un tarlo. Crederci ha senso, incaponirsi oltre un certo limite no. Non voglio stressarmi ulteriormente, se non dovessi passare professionista in qualche modo la mia vita andrà avanti lo stesso. Io avevo un sogno: quantomeno provare a diventare uno di quei corridori che si vedono in televisione. Ecco, allora io il mio sogno lo sto già vivendo adesso. Se riuscirò ad andare addirittura oltre, tanto meglio. Altrimenti, magari con un po’ di dispiacere, troverò un’altra strada. Chissà, forse migliore di quella che avevo messo in conto. Nella vita bisogna anche mettere in conto che non tutto fila liscio».

E intanto sei in ritiro a duemila metri. Ti capita di annoiarti?

«Solo nelle giornate di riposo, scivolano via lentissime. In quelle che restano direi di no. Facciamo colazione alle 7:30, poi ci dedichiamo all’attivazione, dopodiché alle 9:30 usciamo per quattro, cinque o sei ore. Pranziamo ed è già primo pomeriggio, tra recupero e massaggi si arriva quasi all’ora di cena. Nel tempo che avanza chiacchieriamo, scherziamo e studiamo, anche se concentrarsi sui libri dopo tutte queste ore in sella non è semplicissimo».

Comunque un’opportunità importante in vista dell’estate.

«Senz’altro, essere diventati una continental significa anche questo. Rispetto allo scorso anno si lavora in maniera più organizzata e programmata, e questo devo dire che ci lascia più tranquilli. A Catania, quando scendiamo, c’è bel tempo: tra i 20 e i 23 gradi. Quando saliamo, invece, fa più fresco, specialmente quando piove. Abbiamo avuto la fortuna di assistere anche ad un’eruzione, non capita spesso. Scendiamo domani perché ricominciamo a correre: Montefiori questo fine settimana, io parteciperò alla Coppa della Pace il 4 giugno. Speriamo di vivere una grande estate».