GIRO D’ITALIA 2023 / Il graffio di Argentin: «Il ritiro di Evenepoel non mi ha convinto, oggi De Marchi non deve avere rimpianti»

De Marchi
Alessandro De Marchi protagonista della fuga che ha condizionato l'undicesima tappa del Giro d'Italia 2023
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Ritornando all’improvviso ritiro di Remco Evenepoel, Moreno Argentin nutre qualche dubbio. «Io non sono né un virologo né il dottore di una squadra del World Tour, quindi parlo per quelle che sono le mie sensazioni. A me l’abbandono del belga non convince. No, non credo che abbia mentito. Magari è una questione di paura: viste le tante conseguenze al cuore accusate da più di uno sportivo, e considerando che Remco ha ancora soltanto 23 anni, probabilmente la Soudal-Quick Step non ha voluto rischiare optando per il ritiro del campione del mondo alle prime avvisaglie».

Allora cos’è che non ti convince, Moreno?

«Le tempistiche e i modi. Tutto all’improvviso, senza comunicare niente a nessuno. Io, da ignorante, mi domando: è mai possibile che un corridore che sta male riesca a vincere una cronometro del Giro ad oltre cinquanta chilometri orari di media? Mi fa strano, se devo essere sincero. Mi viene da dire che forse avrebbero potuto aspettare il giorno di riposo, ma non voglio avventurarmi oltre perché la questione è delicata».

Un Giro d’italia in cui sta succedendo di tutto.

«Tra il ritorno del coronavirus e il maltempo inaspettato stiamo vivendo un’edizione davvero anomala, secondo me. Se non sbaglio l’OMS aveva dichiarato finita la pandemia, quindi non vorrei che il ciclismo stia facendo eccezione addirittura esagerando coi controlli. E le tappe intermedie, tipo quella di oggi, sembrano poter fare più danni di quelle d’alta montagna».

Oggi ha vinto Cort Nielsen in scioltezza, ma De Marchi a differenza dell’altro giorno ci ha provato fino alla fine.

«E’ un bel corridore, un attaccante che non si risparmia mai e un uomo-squadra prezioso. L’altro giorno lui e Clarke avevano rischiato e si erano ritrovati con niente in mano. Sbagliando, secondo me, perché è sempre meglio arrivare secondo che terzo, quarto o quinto. Oggi, al contrario, non ha nulla da rimproverarsi: ha dato tutto quello che aveva, questo è quello che dovrebbe fare sempre un corridore».