Julien Bernard è stato tra i fuggitivi delle prime due tappe del Giro di Romandia. Due tentativi resi vani dal gruppo, che puntualmente ripreso il francese della Trek-Segafredo e gli altri attaccanti prima del finale di tappa. Interpellato da DirectVelo, Bernard si è lamentato per come le vittorie in fuga siano sempre meno e più lontane tra loro. «Onestamente non ha più quasi alcun senso tentare la fuga fin dai primi chilometri di una tappa. Ad esempio nelle prime due tappe del Romandia non avevamo alcuna possibilità. Lo percepivo anche quando il distacco era ancora di tre minuti», ha affermato con delusione il 31enne nativo di Nevers.
Bernard ha comunque accumulato diversi punti nella classifica scalatori e veste la maglia di leader, quindi le sue giornate in fuga non sono state del tutto vane. Resta comunque un premio di poco conto per il francese. «Quest’anno è impressionante, nel gruppo c’è sempre chi ha costantemente sotto tiro i fuggitivi. Si può al massimo vestire una maglia delle diverse classifiche collaterali, ma ci sono poche possibilità per il resto».
«Quando avevamo cinque minuti di vantaggio, ieri, per un momento ho pensato: perché non credere nella vittoria? Ma bisogna essere molto forti per staccare gli altri fuggitivi e respingere il rientro del gruppo. L’avevo già notato alla Parigi-Nizza. Quando sei in fuga, dietro di te ci sono dei rulli compressori e bisogna essere anche in tanti ad attaccare per avere una minima speranza. È per questo motivo che quest’anno nessuna fuga è riuscita a conquistare la vittoria in una corsa del World Tour. Questo non è il momento dei baroudeurs, ma quello dei grandi leader. Spero che l’orientamento del ciclismo cambi di nuovo, a favore degli attaccanti, e che quel giorno sarò nel gruppo di testa in fuga», conclude la sua riflessione Bernard, su un tema sempre attuale nel ciclismo.
