La Gazprom-RusVelo porta l’UCI in tribunale a un anno dalla sospensione: a breve il verdetto

Gazprom-RusVelo
Foro di gruppo dei corridori della Gazprom-RusVelo a inizio 2022
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In casa Gazprom-RusVelo sono ottimisti per la vittoria della causa giudiziaria senza precedenti contro l’UCI. La squadra russa sostiene da sempre di essere stata sospesa senza una vera motivazione. Il 24 febbraio 2022, cinque giorni dopo l’invasione russa ai danni dell’Ucraina, l’UCI annunciò la sospensione con effetto immediato di tutte le squadre russe e bielorusse.

Inizialmente la Gazprom-RusVelo ha cercato altri sponsor nel tentativo di continuare a correre e si è persino offerta di gareggiare indossando semplici maglie bianche. Ma il 27 marzo il general manager, Renat Khamidulin, ha ammesso la sconfitta e ha avviato il processo di liquidazione della formazione, licenziando ventuno corridori e decine di dipendenti. Ad oggi solo undici di quei corridori hanno trovato nuove squadre e solo uno dei nove atleti russi.

La storia, tuttavia, non finisce qui. Il 1 settembre la squadra ha avviato un procedimento legale contro l’UCI presso il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) sostenendo che la loro sospensione dall’attività «era solo una decisione politica» e che «non c’era alcuna logica in essa». «In gioco c’è la legalità della decisione presa nei nostri confronti. Volevamo correre con una divisa completamente bianca, senza sponsor. Questa idea è stata respinta dall’UCI e da lì abbiamo capito chiaramente che l’intenzione era di distruggere la nostra società», ha spiegato Khamidulin a Cycling Weekly. «Siamo stati uno dei pochi team che durante la pandemia hanno rispettato tutti gli obblighi dei corridori – ha proseguito il general manager – E in 10 anni siamo sempre stati in regola con gli stipendi. Tutta la nostra struttura è stata buttata via».

Una data per la decisione del TAS non è stata ancora fissata, ma casi simili, in altri sport, hanno solitamente avuto un verdetto finale dopo sei mesi, il che significa che entrambe le parti si aspettano la decisione a breve. Khamidulin è fiducioso: «L’avvocato con cui stiamo lavorando condivide i nostri stessi pensieri e opinioni sul caso. Questa non è la prima volta che egli fa appello contro l’UCI e in alcuni casi in passato ha anche vinto».

Nel frattempo l’UCI non è più tornata sulla vicenda e Khamidulin ha fatto presente un dialogo sempre limitato, consistente in un’unica e-mail e un incontro in Svizzera. Il manager ha rivelato che gli era stato proposto di far scendere la squadra a livello Continental con un nuovo spondor. Per il russo «era un suggerimento debole», ha detto Khamidulin. «Così si poteva continuare a gareggiare, ma non dobbiamo dimenticare che i corridori hanno passato quindici anni in sella a una bici e il loro sogno non era di guadagnare dai 300 ai 500 euro al mese pedalando in una Continental».

In attesa della decisione, il general manager della Gazprom-RusVelo rivela la sua ambizione: costruire una squadra basata sui corridori delle nazionalità coinvolte nella guerra. «Mi piacerebbe dare ad atleti di Russia, Ucraina e Bielorussia la possibilità di raggiungere il livello d’élite del ciclismo e vorrei ricordare all’UCI che lo sport è unità ed essere competitivi”.