Caso Gazprom, Canola si scaglia contro l’Uci: «Perché non posso più correre? Cinquantadue famiglie sono rimaste senza stipendio»

Canola
Marco Canola in una foto d'archivio alla Tirreno-Adriatico
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Il caso Gazprom-RusVelo sta lasciando diversi interrogativi. L’Uci sembra non muoversi minimamente in tutela dei tanti corridori e membri dello staff della formazione Professional, rimasta coinvolta dalle sanzione imposte dal massimo organo internazionale del ciclismo. I corridori, che nulla hanno a che a fare con la guerra tra Russia e Ucraina, stanno alzando ora la voce. Marco Canola, uno dei tanti italiani in squadra, si è affidato ai social per protestare contro l’Uci. Il vicentino lamenta il silenzio e il menefreghismo dei vertici, che starebbero a suo avviso lasciando senza lavoro e senza stipendio decine e decine di persone.

Ma ecco le sue parole…

«Cara UCI perché non posso più correre? Perché non posso avere uno stipendio? Perché devo stare a casa senza una squadra? Tutto questo è successo a causa della vostra decisione, ma in questo momento non avete pensato ad una soluzione per noi ciclisti. Dovreste stare dalla nostra parte, non contro di noi. Ovviamente tutti noi non vogliamo la guerra, quindi per quale motivo dobbiamo rimetterci in prima persona così tanto come sta accadendo?

Abbiamo dedicato decenni della nostra vita al ciclismo, a far parte di questo spettacolo che tutti gli appassionati si possono godere, abbiamo messo tutto quello che avevamo su questo palcoscenico, una carrellata di foto, sono solo una parte piccolissima dei miei ultimi 10 anni…noi non possiamo più salire su quel palcoscenico per una vostra decisione… ma in questo momento di guerra o ci fermiamo tutti, scendiamo tutti insieme dalle nostre bici e smettiamo di correre, oppure fate immediatamente qualcosa per ridare un senso alla nostra vita. Altrimenti, tutto quello che devo fare è fermare la mia carriera per sempre. A voi sembra giusto?

Se anche ora non vi ho convinti, provate allora ad immaginarvi nella nostra stessa situazione, immaginate i vostri stipendi e le vostre posizioni di lavoro come se stessero per cadere nell’abisso per sempre, vorrei vedere se vi comportereste allo stesso modo. Sto pensando di smettere e tutto questo non credo di meritarlo. Ho speso molto tempo cercando di mediare e di ragionare con voi, la nostra ex squadra comprende 52 famiglie e a partire da un pò siamo tutti senza contratto, ho fatto sentire la mia voce attraverso i sindacati e le conference call ma non abbiamo mai ricevuto una risposta in aiuto da voi.

E trovo ridicolo che io sia costretto a fare un post per cercare di smuovervi, vorrei che vi prendeste il tempo di chiamare ognuno di noi, ciclista per ciclista, dispensare rassicurazioni e un piano di recupero per le nostre carriere. È ora di alzarsi e muoversi, basta con i silenzi e la politica perbenista, è ora di alzare il c**o e farsi carico di tutti noi che siamo fuori contratto».