Malucelli: «Al Giro di Sicilia una vittoria mia e di tutti i compagni della Gazprom. Stiamo passando settimane difficili»

Malucelli
Matteo Malucelli sul podio della prima tappa del Giro di Sicilia (foto: LaPresse)
Tempo di lettura: 3 minuti

Matteo Malucelli, sprinter classe ’93, si è ritrovato all’improvviso, come tutti i corridori e i dipendenti della Gazprom-RusVelo, fuori dal ciclismo. In seguito alla guerra tra Russia e Ucraina l’UCI ha deciso di ritirare la licenza alla Gazprom, come ad altre sei squadre russe e bielorusse nelle varie discipline ciclistiche. Da qui la decisione della professional russa di sospendere l’attività, visto che non è riuscita a trovare un nuovo sponsor entro il termine ultimo imposto (27 marzo). Dopodiché Renat Khamidulin, il team manager della squadra, si è giocato l’ultima carta rimasta presentando ricorso al Tas di Losanna.

Malucelli è un velocista di talento: sedici vittorie da professionista e margini di miglioramento. Approdato alla Gazprom quest’anno, ha iniziato bene la stagione ottenendo i suoi migliori risultati nel World Tour, ovvero un quarto e un sesto posto rispettivamente nella quinta e nella seconda tappa dell’UAE Tour. Poi la sospensione e il buio, fermo a casa all’oscuro di tutto. La Nazionale di c.t Bennati, come ai suoi compagni, gli ha dato la possibilità di tornare a correre. L’ha fatto, dopo quasi due mesi, ieri al Giro di Sicilia e ha vinto di prepotenza la prima tappa.

Ciao Matteo, una vittoria che vale tantissimo in questo momento…

«Sì, fondamentale per il morale questo brutto periodo. Una vittoria più di testa che di gambe nell’unica tappa adatta alle mie caratteristiche. Insieme alla Nazionale ci abbiamo creduto e fortunatamente è arrivato il miglior risultato».

E pensare che in questi giorni dovevi essere al Giro di Turchia…

«Sì, secondo il mio calendario stabilito con la Gazprom dovevo correre a marzo la Milano-Torino e la Per Sempre Alfredo, ad aprile il Giro di Turchia ed il Giro di Grecia. La parte di stagione più adatta a me e sulla quale puntavo parecchio era questa. Purtroppo invece è saltato tutto, ma al tempo stesso aver alzato le braccia al cielo ieri mi rincuora».

Un successo importante per te, ma anche per i tuoi compagni di squadra in Gazprom, vero?

«Sì, mai come in questo caso una vittoria mia è una vittoria di tutti. Un’iniezione di fiducia a distanza per i miei compagni, nella speranza che venga raggiunto un accordo al più presto e si torni a parlare con più vigore del nostro problema».

Lo sprint vincente conferma che comunque non ti sei abbattuto e hai continuato a lavorare sodo.

«Appena è arrivata la brutta notizia ho vissuto due settimane difficili, facendo fatica ad allenarmi e a restare concentrato. È solo quando c’è stata questa possibilità di correre il Giro di Sicilia che ho ritrovato gli stimoli. Ho pensato che non c’era momento più importante di questo in cui non mollare la presa e così sono tornato ad impegnami al massimo».

Come mai hai scelto di trasferirti per questa stagione alla Gazprom?

«All’Androni l’anno scorso non potevano garantirmi le passate condizioni del contratto e intelligentemente mi hanno lasciato libero di fare le mie scelte, ma senza rancori: siamo ancora in ottimi rapporti. Così ho firmato volentieri un biennale con Gazprom, dove ho ritrovato diversi corridori italiani che già conoscevo. L’approccio è stavo positivo, mi ha portato dei benefici e anche i buoni risultati di inizio stagione al Tour of Antalya e all’UAE Tour lo indicano. Anche per i miei compagni sono arrivate subito ottime prestazioni. Vale a dire che il lavoro fatto e la direzione che era stata presa era buona. Peccato che ora la strada si sia interrotta».

Come stai vivendo questa situazione?

«Da quando è arrivata la comunicazione dell’UCI ad oggi la situazione è diventata sempre più complicata. Inizialmente pensavamo che la questione potesse risolversi in fretta, ma più passa il tempo e più una soluzione sembra lontana. Non abbiamo nessuna novità e mentalmente è dura. Ci siamo ritrovati a lavorare senza obiettivi, ma per fortuna la Federazione ci ha dato una possibilità».

Come è nata l’occasione di correre con la Nazionale di Bennati?

«I miei compagni hanno già corso a metà marzo. Io, confrontandomi con il c.t. Bennati, ho preferito non correre visto che erano gare troppo impegnative. Ho chiesto, invece, di partecipare al Giro di Sicilia, pur consapevole del fatto che su quattro tappe solo una faceva per me, ma almeno non restavo a casa. Ho puntato tutto su quest’unica possibilità ed è andata bene. Ringrazio Bennati per aver accettato la mia richiesta e credo di averlo ripagato».

Qualche squadra si è affacciata per proporre a te o ai tuoi compagni un posto nel loro organico?

«No, tutti stiamo aspettando la risposta del Tas a Gazprom. Dopodiché credo che l’UCI ci dirà cosa fare e quali decisioni potremmo prendere».

La lettera aperta del tuo compagno di squadra Marco Canola, pubblicata sui suoi profili social, ha evidenziato il problema più pesante: cinquantadue famiglie sono senza stipendio. Visto il silenzio attuale dell’UCI, avete almeno un po’ di ottimismo per la risposta del Tas o siete nel buio come un mese fa?

«Siamo in alto mare, non c’è ottimismo. È rimasto un lumicino di speranza, ma per il momento non abbiamo buone notizie. Tutti ci dicono di rimanere tranquilli e sereni, ma poi quando siamo a casa il pensiero va sempre al contratto che non c’è».