Reclutamento, rinnovamento e ringiovanimento: da Faenza un progetto per il futuro del ciclismo

Alessandro Spada, presidente del Comitato Regionale dell'Emilia Romagna
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Si è svolto nella Sala dell’Arengo, nel Palazzo del Podestà, a Faenza, il convegno indetto dal comitato regionale per dibattere con tutte le società di base il tema “Ciclismo in Emilia Romagna: quale futuro?” Un’iniziativa regionale molto interessante perché è uno spaccato significativo di quello che è il sentimento della base in un momento non facile per il movimento italiano.
Un’assemblea particolarmente affollata ha ascoltato con attenzione gli interventi di Davide Cassani, Orlando Maini, Samuel Marangoni e Davide Balboni.

A promuovere l’idea del convegno è stata la norma che ha consentito agli allievi, al momento di passare alla categoria juniores, di cambiare regione: sette dei ragazzi più dotati hanno abbandonato l’Emilia Romagna (magari per offerte economiche più ghiotte) impoverendo così il capitale umano sul quale la regione ha investito. Un esodo che si porta dietro altre potenziali conseguenze negative come la demotivazione di società e atleti a proseguire la propria attività. Inoltre, a fronte di una base tra le più numerosamente ricche d’Italia, si evidenzia la difficoltà a vedere il coronamento della carriera ciclistica con un limitato gruppo di atleti che arrivano al professionismo.

Balboni ha evidenziato come troppi esordienti non arrivano alla categoria juniores favorendo di fatto una selezione che non sempre si rivela giusta ed auspicando una maggiore capacità di stimolare i ragazzi ad evitare gli abbandoni prematuri.
Samuel Marangoni ha sottolineato come la categoria juniores sia spesso assai indicativa sul futuro dell’atleta e la necessità quindi di aumentare la quantità degli atleti ed alzare il livello qualitativo della preparazione, una preparazione che sia più finalizzata alla formazione dell’atleta che non alla ricerca della vittoria immediata. Orlando Maini ha sottolineato come il ciclismo sia cambiato e quanto sia necessario rivedere certi metodi di lavoro per meglio interfacciarsi con i ragazzi e perché l’aggiornamento di tecnici e dirigenti è diventato assolutamente necessario per stare al passo con i tempi. Maini denuncia anche la gravità del cambiamento di regione di sette allievi grazie ad una norma che rischia non solo di danneggiare il movimento ciclistico regionale, ma anche di influire negativamente su ragazzi che vengono strappati dal loro mondo, scuola e famiglia, troppo presto, innescando un meccanismo di ambizione e competizione tutt’altro che formativo a quell’età. Favorendone poi l’abbandono.

Davide Cassani, tra i relatori del convegno

Il dibattito in sala ha evidenziato le gravi contraddizioni normative federali e governative che di fatto rendono sempre più difficili alle società giovanili la sopravvivenza con norme che appesantiscono la burocrazia e rendono il compito dei dirigenti davvero improbo.
Ad esempio, per avere l’autorizzazione all’effettuazione di una gara bisogna garantire il non superamento del limite di 30 chilometri orari: una menzogna senza la quale non sarebbe possibile ricevere le autorizzazioni.
La richiesta collettiva al comitato regionale è di farsi parte in causa per rendere il compito delle società più semplice sia dal punto di vista gestionale amministrativo che tecnico riportando le proprie istanze a livello nazionale.

Cassani, tirando le conclusioni della giornata, ha detto che se da 1500 giovanissimi si arriva a 59 juniores è evidente che c’è un problema. A suo avviso la soluzione è nella capacità di fare squadra creando una catena di aiuto tra le società che consenta di superare i problemi individuali a vantaggio di un sistema regionale concordato. Ma denuncia anche la miopia di cercare spesso il risultato immediato trascurando la formazione dei giovani, alcuni dei quali, attratti dai risultati immediati, rischiano di bruciarsi e perdersi.