Per un momento Jai Hindley ha pensato di rivivere l’incubo del 2020, quando in maglia rosa si accingeva a correre la cronometro conclusiva del Giro d’Italia. Allora finì male, anzi, malissimo. Geoghegan Hart gliela strappò a Milano, proprio sul più bello, andando a vincere il Trofeo Senza Fine.
Ma quest’anno no. È andata diversamente: la maglia rosa è sua e nessuno gliela può levare. Quasi non ci crede ai microfoni della Rai, continua a guardare il Trofeo e non riesce proprio a staccargli gli occhi di dosso. «È un po’ pesante – commenta Hindley – ma è il più bel trofeo che abbia mai visto e adesso c’è anche il mio nome».
Non è stato facile rialzarsi dopo l’exploit poi finito in delusione del 2020. Lo scorso anno ha faticato non poco, ma la Bora-hansgrohe (ed Enrico Gasparotto) ha creduto in lui, una scelta corretta e che ora ha portato a un risultato memorabile. «Sono stati mesi molto difficili. Con le restizioni anti-Covid in Australia non sono riuscito a vedere i miei genitori. E tutte le difficoltà le ho dovute affrontare da solo. Ora sono tornato qui al Giro e sto vivendo il momento più bello della mia vita».