AMARCORD/103 Nibali, dalle critiche al secondo trionfo rosa: sulle Alpi resurrezione e spettacolo

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L’orizzonte del Giro d’Italia 2016 cambiò in un momento, quando Steven Kruijswijk, leader ritenuto ormai quasi inattaccabile, sbagliò una curva e si andò a schiantare contro un muro di neve. Si rialzò, assistito dal cambio ruote, ripartì e si fermò di nuovo per sistemare la bici. Nel frattempo, Nibali e Chaves filavano giù per i tornanti del Colle dell’Agnello, coperto di neve e di nebbia. E Nibali cominciò a vincere il suo secondo Giro d’Italia.

Lo Squalo era partito da favorito, ma aveva perso terreno ogni volta che la battaglia si era fatta dura, fino ad accusare un doppio colpo apparentemente decisivo nella cronoscalata all’Alpe di Siusi e nella breve ma insidiosa tappa di Andalo. A quel punto, era quarto a 4’43” dalla maglia rosa olandese, un verdetto più o meno inappellabile. Critiche e presagi di tramonto lo avevano colpito, in maniera un po’ troppo sbrigativa.

Kruijswijk, errore fatale. Chaves stroncato sul più bello

Nel tappone che sconfinava in Francia attraverso il giogo innevato del Colle dell’Agnello, Nibali si ritrovò con Kruijswijk e il colombiano Chaves, secondo in classifica. Davanti a tutti c’era Michele Scarponi, che in quel Giro nelle logiche dell’Astana era il suo più prezioso braccio destro. Quando la maglia rosa fece l’errore fatale, Nibali e Chaves presero il volo. Scarponi, fermato per superiori logiche di squadra, scandì il ritmo per Nibali sul primo tratto della salita che portava al traguardo di Risoul. Poi Vincenzo accelerò e vinse da solo. «Una rivincita contro tutto e tutti – disse sul traguardo – Domani sarà una battaglia, il Giro non è finito».

E l’indomani, nella tappa che prevedeva Vars, Bonette e Colle della Lombarda, si ripartì con Chaves in rosa e Nibali a 44”. Kruijswijk, uscito dalla caduta con una costola rotta, era a 1’05”, Valverde a 1’48”. Rimasero a lungo tutti insieme, mentre davanti alcuni cacciatori di giornata si disputavano la vittoria.

Ma Nibali era ormai il vero Nibali, carico da far paura: a 15 chilometri dal traguardo di San’Anna di Vinadio, accelerò e fece il vuoto. Chaves affondò piano piano; Kruijswijk rimase vittima dei suoi acciacchi, il solo Valverde resse in qualche modo la botta. All’arrivo, lo Squalo era di nuovo il re del Giro, con 52” su Chaves e 1’17” su Valverde. Il tramonto, evocato da più parti nei giorni precedenti, poteva attendere.