GIRO D’ITALIA / Valerio Piva, Intermarché: «Girmay? Obiettivo tappe, ma non sappiamo dove può arrivare. Pozzovivo? È molto motivato»

Piva
Valerio Piva, direttore della Intermarché, alla Strade Bianche
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C’è grande interesse e curiosità intorno alla Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux di Valerio Piva che vedrà al debutto in un grande corsa a tappe Biniam Girmay, 22 anni compiuti ad aprile, reduce dal successo nella Gand-Wevelgem. Ma tra le fila della formazione belga corre anche il “decano” del Giro, Domenico Pozzovivo alla sua 16ª partecipazione nella corsa rosa. L’eritreo in rampa di lancio e il coriaceo corridore lucano sono le due facce della formazione belga che sulle strade d’Italia vuole essere protagonista su più fronti.

«La squadra sarà impostata come lo scorso anno – spiega il direttore sportivo Valerio Piva, 63 anni, da due stagioni sull’ammiraglia del team belga – andremo in fuga, creeremo situazioni, ci faremo vedere. Abbiamo un corridore come Girmay che può dire la sua soprattutto negli arrivi non da sprinter puri e Pozzovivo che punterà alla classifica, ma questo non significa che la squadra girerà tutta intorno a Pozzo o che tirerà tutto il giorno per chiudere».

Piva, cominciamo da Girmay. La Gand lo ha lanciato, al Giro cosa vi aspettate da lui?

«Parte per vincere una tappa, ce ne sono tante adatte alle sue caratteristiche, a cominciare dalla prima in Ungheria con gli ultimi tre chilometri in salita. Ma strada facendo ci potrebbero essere altre occasioni, penso a quelle frazioni in cui non arrivano i velocisti puri e lui sarà il nostro leader per questo tipo di arrivi. E’ il suo primo grande Giro non sappiamo fin dove potrà arrivare, come sarà il recupero, le salite: sono tutte scoperte che faremo giorno per giorno».

La maglia ciclamino può essere un obiettivo?

«Quando si parte per vincere della tappe è chiaro che la maglia ciclamino potrebbe venire di conseguenza. Però io non metterei degli obiettivi troppo rigidi perché non abbiamo riferimenti, certo è un’opportunità che potrebbe concretizzarsi».  

Come è cambiato Biniam dopo il successo in Belgio?

«I grandi successi cambiano tutti i corridori: adesso non è più uno sconosciuto, in gruppo è controllato, non sarà più la sorpresa, è già questo implica un modo di correre diverso. Lui è consapevole dei suoi mezzi, è uno che non ha paura, corre per vincere e quando hai la conferma che puoi conquistare anche le grandi corse, la fiducia cresce. Tra l’altro è uno molto comunicativo che sta bene con gli altri e si fa voler bene dai compagni di squadra e questo è molto importante per un leader».

Dal debuttante di prestigio alla grande esperienza di Pozzovivo…

«Naturalmente conoscevo Pozzovivo, ma non avevo mai lavorato con lui. Ebbene, in questi pochi mesi ho scoperto un professionista, uno serio, che sa dove vuole arrivare e a cui non devi dire molto. Punterà alla classifica, è chiaro che il suo Giro comincerà sull’Etna dove si scopriranno le carte degli uomini che hanno ambizione di classifica. Non è il favorito del Giro, ma per noi se finisce nella top dieci sarebbe un grande risultato, e poi ci sono tappe dove può fare bene. Lui è molto motivato ed è un esempio per tutta la squadra.

Avete fatto delle ricognizioni delle tappe più importanti?

«Io non ho avuto il tempo, so che lui è stato sull’Etna, ha visionato la tappa di casa, quella di Potenza e la tappa di Napoli. Le grandi salite le conosce quasi tutte».

Della tappa di Napoli si dice sia molto insidiosa…

«Si attraversano paesi, le strade sono strette, ci sono tratti lastricati, il percorso non è in pianura, insomma non penso che arriverà una volata. E’ una giornata da non sottovalutare perché si può perdere tempo per la classifica, ma per la nostra squadra si annuncia una bella tappa…

Come avete diviso gli uomini tra i due capitani?

«Vicino a Pozzo ci sarà Jan Hirt, sarà l’uomo degli ultimi dieci giorni. Già lo scorso anno ha appoggiato molto bene Mentjes alla Vuelta: lui e Domenico sono i due scalatori della squadra, ma avranno anche l’appoggio di Taaramae, corridore di grande esperienza».

Piva, le “guardie” di Girmay invece chi saranno?

«C’è Aimé De Gendt, uomo da classiche ma che ha già fatto il Tour e ha un motore importante che può essere utile nelle fasi cruciali. Nei finali sarà appoggiato anche dall’ungherese Peak e da Loic Vliegen che abbiamo inserito per ultimo nella squadra del Giro: tiene bene su certi arrivi, ha fatto la Parigi-Nizza con Girmay e sono molto affiatati».

Poi c’è l’altro italiano, Luciano Rota…

«Nel quale credo molto e spero che sia uno dei corridori che ci darà soddisfazioni. Sarà sia accanto a Girmay, ma avrà anche la libertà di attaccare: è uno che in salita tiene e può cercare la vittoria andando in fuga. Stesso discorso per Taaramae, anche lui ha libertà di muoversi da lontano».  

La stagione è iniziata bene, come testimonia la classifica dell’Uci che vi vede tra le prime dieci formazioni del WorldTour. Piva, che aria si respira in squadra?

«Siamo più che soddisfatti: se all’inizio dell’anno, quando stavamo facendo i programmi, ci avessero prospettato una situazione del genere, avremmo firmato tutti, come si dice in questi casi. Ma l’appetito vien mangiando e quindi si vuole fare sempre meglio e quando la squadra funziona tutto diventa più facile. Una cosa è inseguire un risultato, una cosa è correre tranquilli. Noi non abbiamo niente da perdere sia con Girmay che è giovane, deve imparare e magari anche picchiare il muso contro delle delusioni, ma lo stesso Pozzovivo non ha niente da perdere. Andiamo al Giro tranquilli con la consapevolezza che abbiamo dei corridori che potranno far bene».