AMARCORD/92 Giro d’Italia 1998, Gotti a caccia del bis: lo aspettano il Pirata e il “mostro” Zülle

Tempo di lettura: 2 minuti

In copertina con due maglie: quella rosa, portata l’anno prima fino al trionfo di Milano, e quella gialla, indossata per due giorni al Tour del 1995, chiuso poi al quinto posto. Nel primo numero del 1998, Bicisport puntò sul talento e sulle prospettive di Ivan Gotti, chiamato alla consacrazione dopo anni di crescita continua.

Sulla soglia dei 29 anni, Gotti aveva già un curriculum eccellente, benché rigorosamente limitato alle corse a tappe. Quando condizione e salute lo assistevano, sulle grandi salite aveva pochi rivali. Ne aveva già dato eloquente dimostrazione al Giro d’Italia del 1996, vincendo la tappa dell’Aprica, nella quale aveva aggredito il Mortirolo, scalato in 42’40”, record tuttora imbattuto. E l’anno dopo, sempre sulle strade del Giro, aveva costretto alla resa un cliente come Pavel Tonkov, ponendo fine a un dominio straniero che durava da cinque anni.

Alla prova dei fatti, però, il 1998 si sarebbe rivelato per Gotti una sorta di buco nero. Arrivò a fari spenti al Giro, nel quale doveva fare i conti con il superfavorito Zülle (reduce da due successi alla Vuelta e imbattibile a cronometro), con il solito Tonkov e con la variabile Pantani. Dopo un paio di settimane, cominciò ad accusare i sintomi di una gastroenterite, perse terreno dai primi e, ai piedi delle grandi montagne, fu costretto al ritiro. Il resto è noto: Zülle si inabissò in montagna e Pantani vinse la sfida finale con Tonkov.

Nel 1999 la vittoria più amara: «Avrei preferito il 2° posto»

I nomi di Pantani e Gotti richiamano però soprattutto ciò che accadde dodici mesi dopo, quando il Pirata, dominatore assoluto fino a quel momento, fu fermato a Madonna di Campiglio e Gotti vinse un Giro amaro, dopo un ultimo duello con Savoldelli sul “suo” Mortirolo. Nella tempesta emotiva del momento, sembrò quasi un successo colpevole: «Non l’ ho cacciato via io, Pantani, e non ho rubato nulla – disse in una tesissima conferenza stampa, forzando per una volta la sua innata riservatezza – In fondo sono stato l’ unico a contrastarlo in salita e l’ultimo a mollare».

Di recente, ormai sereno e realizzato agente commerciale della Ferrero, ha ricordato quei giorni tormentati: «Fu una vittoria sudata, ma a metà: avrei preferito arrivare secondo dietro a Pantani, che primo in quel modo».