Tatiana Guderzo, il ciclismo è tutto: «Sto scrivendo il mio futuro, ho già seguito i corsi da direttore sportivo»

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Tatiana Guderzo ai campionati europei 2021 di Trento
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Non servono certamente presentazioni quando si parla di una campionessa come Tatiana Guderzo. Lei, vicentina di Marostica, ha da sempre rappresentato un simbolo per tutte le ragazze che negli ultimi vent’anni si sono avvicinate al mondo del ciclismo. Come dimenticare il suo splendido successo al campionato mondiale di Mendrisio nel 2009. Sono molte altre le vittorie che però può contare nella sua carriera; la prima di tutte risale a quando era ancora bambina. Cosa vinse allora? Le difficoltà e i pregiudizi nel poter praticare uno sport  considerato “maschile” come il ciclismo. Sono diversi gli aneddoti che una sportiva come lei può raccontare. Diamo dunque uno sguardo alla storia di Tatiana.

Tatiana Guderzo: le Fiamme Azzurre, il mondiale e la maglia rosa

I primi passi, anzi le prime pedalate Tatiana le ha mosse in casa.

«Sono sempre stata una bambina a cui piaceva giocare. Non mi importava quale sport, l’importante era divertirsi. Quando avevo sei anni però mio cugino Michele ha iniziato a fare ciclismo ed io ho voluto imitarlo. Devo dire, non è stato per nulla semplice. Ho dovuto insistere per circa un anno prima di riuscire a convincere la mia famiglia a farmi andare in bici. Negli anni novanta era difficile pensare al ciclismo come ad uno sport praticabile da una bambina. Io però sono sempre stata testarda e a sette anni ho iniziato la mia avventura in sella».

Da allora i primi chilometri con la squadra del suo paese, il Marostica. Quella passione per il ciclismo la viveva per tutto il giorno, come ricorda:

«Sin dalle categorie giovanili il giorno della gara mi vestivo già di prima mattina, nonostante magari dovessi correre al pomeriggio. Per me era principalmente un gioco, poi è diventato un vero e proprio lavoro».

Dice bene Tatiana, un lavoro. Questo è per lei oggi il ciclismo. Come per tutte le mansioni però gli inizi non sono stati semplici.

«Trovare la possibilità di vivere grazie all’amore che ho sempre avuto per la bici non è stato semplice, anzi è stata tutta una scoperta. Per una ragazza potersi mantenere ora con la bici è possibile, vent’anni fa quando sono passata al professionismo non era certo. La mia fortuna, o bravura, è stata quella di aver avuto alle spalle un gruppo sportivo come le Fiamme Azzurre che mi hanno permesso di avere una certa stabilità economica».

Una lotta continua quella per emergere e per farsi notare in un mondo dove il ciclismo femminile stava ancora cercando di affermarsi. Da questa realtà Tatiana ha appreso molto, soprattutto il saper apprezzare lo spirito di sacrificio.

«Per come sono fatta, crescendo non ho mai ammirato particolarmente i grandi campioni. Ho sempre avuto attenzione invece per i gregari, quegli atleti che magari in salita davano tutto quello che avevano per poi lasciare al capitano la fatica finale. A dire il vero con il tempo ho ammirato un atleta in particolare, Marzio Bruseghin. Oltre ad essere stato un forte ciclista è sempre stata anche una persona umile, legata alla terra nel vero senso della parola».

Con la sua tenacia Tatiana è riuscita ad entrare nel mondo del professionismo grazie alla Top Girls Fassa Bortolo, squadra in cui è recentemente tornata. Un cerchio che si chiude dunque, come lei stessa dice:

«Tornare è stata una spontanea scelta di cuore. Concludere il cerchio della mia carriera dove è iniziato vent’anni fa è speciale. Il mio rientrare in casa Fassa Bortolo vuole essere anche un gesto di riconoscenza verso Lucio (Rigato) e la sua famiglia, persone squisite che mi hanno accolto ancora ragazzina. Vorrei ripagare la loro fiducia con l’esperienza ed i consigli che posso dare alle ragazze più giovani».

Inevitabilmente il ritorno “a casa” porta a pensare ad una chiusura della carriera da atleta, ma non alla fine dell’avventura nel mondo del ciclismo.

«Sto scrivendo il mio futuro da post atleta. Ho già fatto i corsi da direttore sportivo ed ho anche conseguito il diploma UCI. Ad ora mi concentro sulla stagione 2022 ma non nego che mi risulti difficile pensare ad un 2023 in bici. La passione rimane sempre intatta nonostante l’età. Ho sempre in riserva però la strada che mi si potrebbe aprire grazie alle Fiamme Azzurre».

Concentriamoci perciò su questo probabile ultimo anno, il 2022. Una campionessa come la Guderzo quali sogni ha ancora dopo quasi vent’anni nel mondo del ciclismo, quali gare vorrebbe vincere?

«Personalmente ho sempre amato le Strade Bianche e la Liegi. Sono le due corse più belle secondo me. Il mio cruccio è sempre però il campionato italiano su strada, quello proprio non vuole arrivare sulle mie spalle».

Di successi Tatiana Guderzo ne ha avuti parecchi, su tutti, quello del campionato del mondo a Mendrisio. Poter indossare per 365 giorni la maglia iridata è un qualcosa di unico, come racconta:

«Vincere un mondiale così come l’ho vinto io, in solitaria e come me lo sono sognata è la mia più grande soddisfazione. Tutti i miei sacrifici, i miei sforzi, i miei allenamenti erano stati preparati e creati per quell’obiettivo. Una volta raggiunto non ci credevo, ma allo stesso tempo avevo anche paura. Avevo realizzato il mio sogno, ma dopo cosa ci sarebbe stato? A spingermi è stata soprattutto la forza mentale, la ricerca di nuovi stimoli ma non è stato semplice».

Un’ultima riflessione la lascia sulla nazionale e sul Giro d’Italia, corsa che definisce congeniale alle sue caratteristiche.

«Devo ancora vedere bene i percorsi, però avrei il desiderio di poter indossare un giorno la maglia rosa. Non ci sono ancora riuscita e sarebbe una bella soddisfazione. Sono riuscita a piazzarmi in tutte le posizioni della top ten tranne la più importante, però chissà, mai dire mai. Non partirò con l’idea di poter contrastare squadre più attrezzate, vivrò alla giornata. Sarei ben felice anche se una delle mie compagne potesse cogliere un successo, così come per la nazionale. Mi sono sempre sentita una donna di squadra, una donna azzurra a prescindere dal ruolo ricoperto».

Parlare con una donna come Tatiana Guderzo è veramente stimolante, permette di poter vedere tutti i lati della vita di una professionista. Senza veli lei si è raccontata a 360 gradi e proprio come le persone della sua terra, i veneti, mantiene sempre una forte umiltà. Non possiamo che augurare un grande 2022 ad una figura così importante del ciclismo azzurro.