Jonathan Milan, “concentrato” e cuore friulano, sfida Ganna e va a caccia dei suoi limiti: «Ho la stessa fame. Le Classiche nel mio destino»

Milan
Jonathan Milan saluta il fotografo in una fase tranquilla di gara, al Saudi Tour (foto: A.S.O./Pauline Ballet)
Tempo di lettura: 2 minuti

Jonathan Milan ama correre senza porsi limiti. Ama il ciclismo, per lui non è un sacrificio. In pista durante gli allenamenti, nei velodromi internazionali quando affronta giri su giri a velocità supersoniche e nelle gare che adora di più: le Classiche. La scorsa stagione c’è stato il battesimo di fuoco con il Giro delle Fiandre e con la Parigi-Roubaix dove ha trionfato l’amico e compagno Sonny Colbrelli: quelle due esperienze nel grande nord hanno rappresentato soltanto l’inizio di un anno memorabile coronato dal magnifico oro vinto con il quartetto alle Olimpiadi di Tokyo, la maglia iridata nella stessa specialità e l’argento nell’inseguimento individuale.

Favoloso! Adesso il campione di Buja, vuole andare a caccia dei suoi limiti: conoscerli, esplorarli, batterli. Migliorarsi giorno dopo giorno, da grande lavoratore come tutti i friulani doc che tifano per lui e mettersi in scia di Filippo Top Ganna. Domani sarà al via dell’UAE Tour e come il gabbiano Jonathan Livingston – romanzo che ha ispirato la madre Elena nella scelta del suo nome – vuole spiccare il volo verso meravigliosi traguardi.

Jonathan Milan, all’UAE Tour per capire i suoi limiti: «Amo il ciclismo, parlare di sacrifici non ci sta»

Intervistato da Ciro Scognamiglio, inviato della Gazzetta dello Sport all’UAE Tour, l’olimpionico dell’inseguimento a squadre ha acceso il discorso parlando subito della sua smisurata voglia di migliorarsi: «La voglia di continuare a vincere sia con il quartetto, sia a livello individuale in pista mi anima. Il concetto di appuntamento per me non esiste, tra che nell’immediatezza del successo. Si parla spesso dei sacrifici che facciamo, la vedo in modo diverso. Se una cosa ti piace, e la fai volentieri, come per me è il ciclismo, parlare di sacrifici non ci sta. Non è la parola giusta».

A proposito di parole giuste, ecco il commento di Jonathan Milan sull’etichetta di “nuovo Ganna“: «C’è da considerare il progresso nei materiali che in pochi anni è stato piuttosto importante e mi ha avvantaggiato. Fa molto. Comunque ho la stessa “fame” di Filippo. Per me lui è un punto di riferimento, un obiettivo, un esempio. Sarebbe da stupidi, non farlo perché è un grande campione».

Infine svela perché si chiama Jonathan e parla dell’orgoglio friulano: «Mia mamma era in dolce attesa, stava leggendo “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. Ha amato la storia, il modo di vivere e pensare del gabbiano. Sì, sono molto legato alla mia terra e alle persone. Il friulano è anzitutto un lavoratore. Molto quadrato. Potrei sembrare uno che “se la tira”, invece no, è concentrazione».

Scoprite la bici ufficiale del Team Bahrain-Victorious sul canale YouTube di Bicisport