Persico vuole il salto di qualità: «San Geo, Liberazione e Gand i miei grandi obiettivi»

Davide Persico vittorioso alla Coppa San Geo 2021. (Foto: Rodella)
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Alla passata stagione Davide Persico non chiedeva la luna: era consapevole d’essere soltanto al secondo anno tra i dilettanti e di correre probabilmente nella formazione giovanile più valida al mondo, la Colpack-Ballan, che nel 2021 ha conquistato, tanto per dirne due, il Giro d’Italia con Ayuso e il mondiale con Baroncini.

Alla fine la stagione di Davide Persico è andata più che bene: cinque vittorie, alcune esperienze coi professionisti e un secondo posto nella 1ª tappa dell’Adriatica Ionica Race alle spalle di Viviani, che meno di due mesi dopo avrebbe vinto il bronzo olimpico nell’omnium, e davanti a corridori del circuito delle professional come Pacioni, Mareczko e Zanoncello.

Un piazzamento significativo, Davide.

«Significativo e parzialmente inaspettato. E’ vero che sono un velocista, ma è altrettanto vero che alle volate di gruppo preferisco quelle a ranghi ristretti». 

Qual è la tua volata dei sogni?

«Una gara mossa, con qualche salitella che permette di sfoltire il gruppo. Un finale nervoso, planimetricamente e magari anche altimetricamente. E uno sprint di trenta, quaranta corridori. In situazioni del genere credo di sapermela cavare piuttosto bene».

E in quelle di gruppo, invece?

«Come ho detto prima, non sono le mie preferite. Questo non significa che non m’interessino e che non sappia come muovermi, altrimenti secondo dietro a Viviani non ci sarei arrivato. Però ho ancora molto da imparare».

Ad esempio?

«A fidarmi maggiormente dei miei compagni di squadra. In quei momenti pieni di tensione può succedere di fare di testa propria o di saltare sulle ruote degli altri velocisti. Non dico che sia sbagliato a prescindere, ma in linea di massima devo credere di più nel lavoro di gruppo».

Da chi sarà composto il tuo ipotetico treno?

«Ci sarà Quaranta, che comunque lo scorso anno, il suo primo tra i dilettanti, ha vinto anche in prima persona. E poi Boscaro, una garanzia, un corridore forte ed esperto. Corre il chilometro da fermo su pista, sa come si lancia una volata».

Lo scorso anno hai vinto cinque volte. Soddisfatto?

«Sì, è stata una buona stagione. Sapevo di dover portare pazienza, la Colpack era una vera e propria corazzata e non potevo sperare di correre da capitano ogni domenica. Comunque qui mi trovo molto bene e ringrazio tutti, da Gianluca Valoti al presidente Beppe Colleoni. Nel 2021 abbiamo trovato l’equilibrio giusto: un giorno si corre da gregari, un giorno si può fare la propria corsa».

Quindi non hai nessun rimpianto?

«No, qualche errore l’avrò pur fatto, ma niente di drammatico. Nessun rimpianto, anzi, tante soddisfazioni: la vittoria alla San Geo, il mio primo obiettivo stagionale, e alcune corse coi professionisti, durante le quali ho capito meglio come gestire lo sforzo e come si gestiscono le squadre dei velocisti».

Ovvero?

«Ci vogliono affiatamento e astuzia. Ho visto da vicino formazioni che si sono dannate l’anima negli ultimi venti chilometri e alla fine, al momento di impostare lo sprint, si sono letteralmente sgretolate. Bisogna avere gli uomini adatti ed entrare in azione al momento giusto. Il tempismo è tutto». 

Persico, quali obiettivi ti sei posto quest’anno?

«Di fare il salto di qualità necessario per meritare il professionismo. Alcune squadre, di cui preferisco non fare il nome, mi avevano già cercato, ma io ho rifiutato perché sento d’aver ancora bisogno di crescere. Credo che quest’anno possa essere quello buono». 

Quali gare punti a vincere?

«San Geo e Liberazione sono due prove importanti per me. Del Giro e dei mondiali vorrei prima conoscere il percorso, anche se ovviamente a livello di prestigio rimangono due vetrine ineguagliabili. Tra gli obiettivi metto anche la Gand-Wevelgem».

Ti piace il pavé?

«Sì, da juniores ho partecipato due volte al Giro delle Fiandre e mi ha affascinato. T’insegna a guidare il mezzo e ti fa capire cosa significa essere un corridore. Oggi anche un velocista dev’essere completo, sapersi muovere sul pavé e sui percorsi più tortuosi, non soltanto aspettare la volata di gruppo». 

Dei velocisti odierni chi ti piace? 

«Sagan è sempre stato il mio preferito, anche se adesso mi sembra aver imboccato il viale del tramonto. Rimane comunque un grande campione. Senza dimenticare Ewan, leggero ma estremamente veloce. E anche molto bravo nella guida del mezzo. Mi limito a questi due, come esempi sono più che buoni».