Terenzi guarda al futuro: «L’aspetto sportivo del Liberazione non può prescindere da quello sociale»

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Claudio Terenzi, l'organizzatore del Liberazione
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Claudio Terenzi e il suo gruppo di lavoro non si accontentano di aver riportato in auge il Gran Premio della Liberazione: adesso vogliono dargli anche un’impronta sociale.

«Considerando la grande passione per il ciclismo che Roma ha sempre dimostrato – spiega Terenzi – ci sembra il minimo. La capitale non è soltanto la città delle automobile, dei motorini e del traffico. Io ogni giorno vedo tantissime persone che pedalano coi figli, che vanno a lavoro in bici o che, grazie a questa, esplorano la città. Noi nel nostro piccolo vorremmo contribuire a mettere insieme tutte queste diverse anime. A guadagnarne sarebbe Roma».

Anche per questo motivo, allora, avete allestito intorno al Liberazione una serie di eventi collaterali.

«Esatto. Il primo sarà la pedalata del sabato, il 23 aprile. Non agonistica, ovviamente, ma con pacco gara e una piccola quota d’iscrizione da pagare. Il tutto sarà poi devoluto in beneficienza». 

Nei due giorni delle gare, invece, chi verrà allE Terme di Caracalla (partenza e arrivo sono qui, ndr) cosa troverà?

«Un vero e proprio villaggio ciclistico, il centro nevralgico della manifestazione. Voglio segnalare la presenza di alcuni tecnici federali che avvieranno i bambini interessati all’attività di base: esercizi semplicissimi, si capisce, ma quante grandi passioni nascono così?»

Lo scorso anno avevate coinvolto in un vostro progetto i bambini sordomuti, andando nelle scuole con dei tecnici federali e insegnando a questi ragazzi il linguaggio dei segni e come si pedala. Cosa avete in mente per quest’anno?

«Ci piacerebbe, sempre passando per le scuole, avere tantissimi bambini nel pubblico. Comincia tutto da loro, prima si conoscono le cose e prima le si capiscono. Speriamo che la situazione sanitaria ci permetta una certa libertà di manovra».

Passando alle gare, alla domenica correranno juniores, allievi ed esordienti, mentre al lunedì gli Under 23 e le donne elite. Un programma importante. Quali riscontri hai avuto?

«Molto buoni, devo dire. Abbiamo ricevuto tantissime richieste di partecipazioni, a malincuore ci toccherà procedere con una selezione, non inviteremo tutti. Seguiremo un criterio molto semplice: quello della qualità. Perché il Liberazione è una gara storica e bisogna renderle onore».

E in termini federali, invece?

«Ci saranno Dagnoni, Amadori, Sangalli, Salvoldi. Insomma, il presidente federale e i tecnici degli Under 23, delle donne e degli juniores. Un bel banco di prova per me e per il mio staff, ma che soddisfazione. Un attestato di stima che vale molto per noi». 

Perché far correre juniores, allievi ed esordienti nello stesso giorno?

«Perché ci sono delle realtà che fanno attività giovanile a tutti i livelli e abbiamo pensato che per queste squadre e per i loro ragazzi quella giornata possa essere una grande festa: tutti insieme a fare il tifo per i propri compagni e amici. Senza dimenticare il viaggio d’andata e quello di ritorno: insomma, un bel momento di unione, compagnia e amicizia».

Evidentemente, Claudio, dovete aver trovato anche degli interlocutori appassionati di ciclismo e sensibili al tema: altrimenti, forse, un Liberazione del genere non l’avremmo potuto vedere.

«La controprova non ce l’ho, ma voglio assolutamente ringraziare due persone: Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport e turismo del comune di Roma, e Roberto Tavani, delegato allo sport della Regione Lazio. Mi sono sempre stati molto vicini e sono convinto che in futuro, insieme, potremo realizzare delle belle cose».

Cos’hai in mente, Terenzi?

«Tanti bei progetti e col tempo ne verranno fuori di nuovi. Come dicevo, per noi è inutile organizzare delle belle gare senza dare loro un’ulteriore connotazione. Lo sport riguarda tutti, non è un bene esclusivo. E nessun altro sport è più vicino del ciclismo alla vita di tutti i giorni, poiché ognuno di noi può usare la bici quotidianamente. Per noi l’aspetto sportivo non può prescindere da quello sociale».