Parigi-Roubaix, Moser: «Che emozione Colbrelli nel velodromo. Ha il talento e i numeri per confermarsi anche alla Sanremo e al Fiandre»

Moser
Francesco Moser ai Campionati del Mondo nelle Fiandre 2021
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Alberto Volpi è stato chiaro. «Vincere la Parigi-Roubaix ti eleva tra i grandi del ciclismo. Vincerla sotto il diluvio e pattinando sul sul pavé bagnato e pieno di fango, ti fa entrare direttamente nella storia». Sonny Colbrelli si aggiunge così, in modo epico e spettacolare, a una lista non troppo lunga di italiani che sono riusciti ad alzare le braccia al cielo in quel famoso velodromo. Lì troviamo i pionieri di questo sport Garin e Rossi, ma anche i fratelli Serse e Fausto Coppi. E ancora Bevilacqua, Gimondi, Moser, il rimpianto Ballerini e Andrea Tafi, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare qualche ora prima della corsa.

Oggi però vogliamo soffermarci su Francesco Moser, che di Roubaix ne ha vinte ben tre tutte in solitaria, attaccando su quelle pietre che hanno regalato la gloria a Colbrelli. Lo “Sceriffo” ha sempre avuto un rapporto particolare con l’Inferno del Nord, tanto da essere insieme a Ballerini il nostro miglior interprete delle pietre francesi. Proprio a lui vogliamo chiedere che significato ha questa edizione della corsa e cosa bisogna aspettarci ora da Colbrelli che al debutto ha avuto la meglio su tanti altri specialisti.

Moser, è rimasto sorpreso dalla vittoria di Colbrelli?

«Piacevolmente sorpreso. Ho sempre avuto grandissima considerazione di Colbrelli, ma vincere la Roubaix non è da tutti. Nel ciclismo abbiamo avuto tante vittorie “fortunose”, anche Campionati del Mondo, Milano-Sanremo e altre corse importantissimo. La Roubaix non la inventi, per vincerla devi essere forte, a maggior ragione in queste condizioni».

Al debutto…

«Sai, pedalare sulle pietre non è facile, ci vuole intelligenza, capacità nella guida del mezzo, furbizia, tutte cose che si assimilano con l’esperienza. Non dimentichiamoci però che Colbrelli ha 31 anni, non ha iniziato ieri a correre. Sì, era al debutto alla Roubaix, ma ha già corso molte classiche al nord».

Ha sbagliato a non correrla prima?

«Non saprei rispondere. Ha fatto delle scelte e quello che dice Volpi non è sbagliato. Lui ama l’Amstel Gold Race, una corsa importante che non puoi sperare di vincere dopo aver corso la Roubaix. Poi Sonny è uno che è cresciuto gradualmente, ogni anno ha alzato l’asticella. Viste come sono andate le cose direi che ha fatto bene così».

Francesco Moser in azione sulle pietre della Parigi-Roubaix del 1980 poi vinta

Ma vincere la Roubaix cosa significa?

«Significa stampare il tuo nome nell’albo d’oro della corsa di un giorno più amata dagli appassionati di ciclismo. Sarai ricordato per molti anni, ma questa è anche una responsabilità».

Cioè?

«Cioè non puoi vincere la Roubaix e sparire. Ora Colbrelli è considerato uno tra i corridori più forti al mondo, vista anche la vittoria dell’Europeo a Trento, e deve comportarsi come tale. Essere presenti alle grandi corse e fare di tutto per vincerle devono essere le sue parole d’ordine».

A quali corse deve puntare?

«Beh innanzitutto ora deve passare un inverno sereno. La stagione è stata lunga e deve recuperare da tutte le energie spese. Si preparerà al meglio e poi bisognerà guardare alle classiche di primavera…»

Sanremo e Fiandre?

«E non solo. La Classicissima è forse la più difficile da vincere, perché ci sono corridori più veloci di lui e forse sarebbe meglio anticipare andando via sul Poggio o in discesa insieme a due o tre corridori. Poi tutte le corse in Belgio di avvicinamento al Fiandre e alla stessa Roubaix».

Non stiamo correndo troppo?

«L’anno prossimo Colbrelli avrà 32 anni, viene dalla vittoria alla Roubaix e sta attraversando il miglior momento della sua carriera. Deve entrare nell’ottica che può fare di tutto e poi è stato lui stesso a dire che il Giro delle Fiandre è la sua corsa preferita».