Parigi-Roubaix, Lampaert: «Sentivo di essere il più forte. Tre forature mi hanno impedito di seguire Van der Poel e Colbrelli»

Lampaert
Yves Lampaert in una foto d'archivio alla Parigi-Roubaix
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La Parigi-Roubaix sa essere spietata. Pensate a Gianni Moscon, in testa con un vantaggio di 1’20” sui più immediati inseguitori a trenta chilometri dal velodromo, che deve fare i conti prima con una foratura e poi con una scivolata dovuta al pavé fangoso. Per vincere una classica come questa, oltre a grandi gambe ci vuole anche una buona dose di fortuna, tutto deve essere perfetto.

Anche Yves Lampaert può considerarsi uno di quei corridori a cui la Roubaix non ha fatto un regalo. Le gambe del corridore della Deceuninck-QuickStep erano ottime e la squadra era davvero ben messa con Ballerini e Declerq nel gruppo dei fuggitivi. Purtroppo per il corridore belga ben tre forature nei momenti cruciali della gara gli hanno impedito di giocarsi la vittoria.

«Solitamente non lo dico, ma ero davvero il più forte in gara. Tre forature e sono arrivato comunque quinto. Ero al massimo della forma, ma la sfortuna ha deciso di mettersi in mezzo. La prima foratura l’ho subita nel primo settore, la seconda a Wallers, già dentro i 100 chilometri, la terza quando ha attaccato Colbrelli a Sars-et-Rosières».

Lampaert ricorda come in quei momenti si trovava sempre nelle primissime posizioni, alla ruota di Van der Poel, Van Aert, Colbrelli e tutti gli altri big della Roubaix. Ho preso una ruota dal supporto neutro, poi ne ho chiesta una all’Alpecin-Fenix che non me l’ha voluta dare. Quando è arrivata la mia ammiraglia Van der Poel era già andato via.

«Se sono frustrato? No, ma deluso si. Delle gambe simili non si hanno sempre, posso davvero assicurare che avevo una condizione incredibile. La Roubaix però è anche questa, bisogna accettarla così com’è».