Tafi, l’ultimo italiano a vincere nel velodromo: «Correre la Roubaix a ottobre è diverso e la pioggia è una variabile impazzita. Il mio nome? Stuyven»

Tafi
Andrea Tafi in azione alla Parigi-Roubaix 1999, l'ultima edizione vinta da un corridore italiano
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La Parigi-Roubaix è l’unica tra le cinque classiche monumento che l’Italia non ha vinto nel nuovo millennio. L’ultimo successo risale al 1999 e nel velodromo più famoso del mondo ad alzare le braccia al cielo c’ero uno splendido Andrea Tafi in maglia tricolore.

I motivi per cui non siamo riusciti a ripetere l’impresa di Tafi in questi anni sono ignoti. In questi due decenni abbiamo avuto ottimi corridori, tanto che siamo saliti sul podio cinque volte in tutto con Dario Pieri, Alessandro Ballan e Filippo Pozzato, ma è sempre mancato il guizzo vincente. Per questa edizione 2021, eccezionalmente autunnale, il copione dovrebbe essere simile a quello delle passate stagioni: Van Aert e Van der Poel favoriti principali per la vittoria e noi azzurri dietro a guardare sperando di inserire almeno un corridore in top-5 o top-10.

Chiediamo proprio ad Andrea Tafi come mai dopo 22 anni detiene ancora lui l’ultimo successo italiano e come cambia la Parigi-Roubaix corsa in ottobre invece che a marzo con un rischio pioggia molto elevato.

Tafi, che edizione sarà? Diversa da quelle a cui siamo abituati?

«Direi proprio di sì. Sarà una corsa da ridisegnare totalmente perché un conto è correre a ottobre in un mese in un periodo in cui si corrono tutte le più importanti classiche, dalla Sanremo alla Liegi passando anche per il Fiandre, un altro è correrla a fine stagione».

La principale differenza quale può essere?

«La condizione degli atleti senza dubbio. Prendiamo per esempio Van Aert. Al Mondiale non è andato come ci si poteva aspettare, segno che il suo stato di forma non è ottimale. Se si fosse corsa ad aprile la sua vittoria era quasi scontata».

E poi dovrebbe piovere…

«La pioggia è una variabile impazzita perché può succedere di tutto. Bisognerà correre davanti per prendersi meno rischi possibili, ma cadute e forature sono dietro l’angolo. Siamo abituati al clima secco di aprile e al pavé che alza i polveroni. Domenica molto probabilmente si dovranno fare i conti con il fango e pietre scivolose. Sarà una corsa imprevedibile, mai come quest’anno».

Qual è il fascino della Roubaix per Andrea Tafi?

«È una gara senza mezze misure. Se ti piace la corri, altrimenti cerchi di evitarla il più possibile perché può compromettere un’intera stagione. La cosa più bella della Roubaix è l’attesa, quella settimana che divide il Giro delle Fiandre dal pavé francese. Poi si attraversano posti magici, perle che fanno da cornice a una corsa bellissima».

Ti piace tornarci?

«Moltissimo, quest’anno sarò lì alla partenza. Sai, il via di Compiegne già spiega tutto della corsa, capisci chi è in palla guardandoli negli occhi. Per vincere la Roubaix devi essere convinto di poterlo fare, non ci sono scuse».

In questi anni ti sei domandato perché nessun italiano ha vinto dopo di te?

«Me lo sono chiesto tante volte ma sinceramente non sono riuscito a darmi una risposta. Quando correva Ballan pensavo che un giorno ce l’avrebbe potuta fare e invece ha fatto tre podi senza vincere. Forse però un motivo c’è…»

Quale?

«Il mio periodo era fiorente di corridori e alla partenza eravamo davvero tanti italiani. Quando vinsi io nel ’99 se non sbaglio eravamo circa 40, ora fatichiamo ad arrivare a 10 e quasi tutti partono come gregari senza possibilità di mettersi in proprio. Senza squadre italiane di livello non cresceremo mai: serve una WorldTour!»

Che gara potranno fare Ballerini, Trentin, Colbrelli e Moscon?

«Ballerini bisognerà vedere come ha recuperato dall’incidente al Mondiale, e non dimentichiamoci che corre per una squadra ricca di campioni. Nelle gerarchie parte dietro. Trentin e Colbrelli saranno capitani. Su Matteo vale il discorso di Ballerini perché anche lui è caduto, mentre Sonny può essere davvero una mina vagante anche se è la prima Roubaix che corre in carriera. Moscon? Al Mondiale non l’ho visto benissimo, mi aspettavo di più».

Un nome a sorpresa per la vittoria?

«Jasper Stuyven».