MONDIALI 2021 / L’ultima volta in Belgio fu un festival azzurro: sul vialone di Zolder, la volata regale di Cipollini

Cipollini
La volata regale di Mario Cipollini a Zolder al Campionato del mondo 2002
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Non si scappa: i belgi padroni di casa, i vicini olandesi, oppure gli italiani. Le nove edizioni del mondiale disputate tra Fiandre e Vallonia dal 1921 a oggi sono rimaste in questo triangolo, con quattro successi belgi, tre italiani e due olandesi. L’ultima in ordine di tempo, prima dei Mondiali 2021 a Leuven, si risolse nel festival azzurro di Zolder 2002: orchestrato da Franco Ballerini, eseguito impeccabilmente dai suoi uomini e terminato con lo spunto regale di Mario Cipollini.

La volata di Super Mario fu lunga, lunghissima. Cominciò 50 giorni prima, quando annunciò urbi et orbi quello che in cuor suo aveva sempre saputo: tornava alle corse, dopo il clamoroso «mi fermo qui» apparso il 9 luglio 2002 sul suo sito personale.

L’improvviso stop alla carriera era arrivato sull’onda del dispetto. Non aveva digerito lo schiaffo del direttore del Tour de France, Jean Marie Leblanc, che aveva negato una wild card alla sua squadra, l’Acqua & Sapone. In più, ce l’aveva con i suoi stessi sponsor, «che non hanno riconosciuto il valore dei miei sacrifici».

Il tutto avveniva nel bel mezzo della sua migliore stagione, nella quale, malgrado i 35 anni, aveva già vinto Milano-Sanremo, Gand-Wevelgem e sei tappe del Giro d’Italia. E che nella parte autunnale proponeva un evento eccezionalmente propizio: il levigatissimo mondiale di Zolder, che si concludeva sul tracciato del famoso autodromo.

Ballerini, solo un pensiero: cementare il gruppo attorno a Super Mario

Roba per motori da Formula Uno, e nessun corridore al mondo poteva essere accostato a una monoposto più di Cipollini. «Voglio vederlo alla Vuelta», disse il ct azzurro Ballerini, e lui fece il suo: tre tappe vinte in una settimana, seguite da un sollecito ritiro e da una preparazione rigidissima mirata al mondiale, previsto il 13 ottobre.

Il ct decise di costruire la squadra attorno a Mario. Il piano non prevedeva divagazioni: controllare la corsa dall’inizio, impedire fughe pericolose, portare il Re Leone al comando ai 150 metri. Al resto avrebbe pensato lui. Le convocazioni privilegiarono la guardia scelta di Cipollini, Scirea e Lombardi, e gente dalla cilindrata potente, come Scinto, Bramati, Bortolami, Tosatto, Sacchi e Nardello. Nel treno finale era compreso anche Petacchi, che già vinceva in proprio volate importanti, un lusso che poche squadre potevano permettersi. Infine, l’irrinunciabile Bettini e un Di Luca uscito bene dalla Vuelta.

Ci sono progetti che nascono bene e uomini capaci di governarli al meglio. Ballerini conosceva a memoria Cipollini e sapeva come cementare il gruppo. Sul circuito di Zolder tutto andò come previsto. Quando avversari insidiosi, come Museeuw e Van Petegem, provarono ad allungare, trovarono Bettini e Petacchi sulle loro ruote. I gregarioni azzurri non lasciarono mai le prime posizioni, mentre Cipollini veniva tenuto accuratamente al coperto.

Azzurri, un meccanismo perfetto: Petacchi e Lombardi gli ultimi vagoni

A due giri dalla fine la cerniera azzurra sigillò la corsa. Di Luca tenne alta l’andatura sul piccolo strappo che introduceva all’autodromo, impedendo scatti insidiosi. La locomotiva azzurra dette l’ultimo respiro in discesa, poi sganciò tre vagoni: Petacchi e Lombardi, con Cipollini a ruota. Alcuni degli avversari più temibili (Museeuw, Freire) remavano già alla deriva, altri (soprattutto Zabel) erano ancora lì.

Petacchi si spostò prima dell’ultima curva, Lombardi tenne splendidamente la testa fino a 150 metri. Cipollini incassò per qualche attimo la testa nelle spalle, accelerò ancora ed ebbe tutto il tempo per alzare le braccia: i più bravi, l’australiano McEwen e Zabel, riuscirono solo a restare in scia. Al quarto posto arrivò Hauptman, uno strano sloveno che in occasione di mondiali e Olimpiadi diventava quasi un campione. In seguito avrebbe scoperto e fatto crescere Pogaçar, ma questa è decisamente un’altra storia.