AMARCORD/30 Cipollini furioso: «Basta con il ciclismo». Poi risale in bici e vince il mondiale

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«Mi fermo qui». Le tre parole apparse il 9 luglio 2002 sul sito personale di Mario Cipollini deflagrarono come una bomba nel mondo del ciclismo e sui media nazionali. Senza preavviso, il Re Leone a 35 anni diceva basta, proprio nel mezzo della sua migliore stagione, nella quale aveva già vinto Milano-Sanremo, Gand-Wevelgem e sei tappe del Giro d’Italia.

I motivi erano spiegati, sempre sul sito, in poche righe: «L’amarezza di non poter competere per la vittoria, con la possibilità di conquistare ancora il primato del Tour de France, unita alla delusione ricevuta dagli sponsor principali della mia squadra che non hanno riconosciuto il valore dei miei sacrifici, mi induce a prendere la drastica decisione di dire basta con il ciclismo»

Per il secondo anno di fila, gli era stato negato il Tour de France. Jean Marie Leblanc, direttore generale della Grande Boucle, non aveva ritenuto la sua squadra, l’Acqua & Sapone, meritevole della wild card. 

Mario aveva deglutito più o meno in silenzio. Poi, al quarto giorno del Tour, vedendo il suo rivale Zabel in maglia gialla, era esploso. Alla beffa francese si aggiungeva la questione degli sponsor, da cui si era sentito snobbato malgrado le pesantissime vittorie donate alla causa. 

Nel mirino di Mario il direttore del Tour de France

Il giorno dopo l’annuncio, Cipollini si mostrava irremovibile: «In questo momento non c’è niente, proprio niente che mi possa far cambiare idea». Leblanc, intanto, dalla Francia gli lanciava messaggi più agri che dolci: «La notizia del suo ritiro mi riempie di amarezza, perché si tratta di un grande campione». E allora perché non era stato invitato? «Cipollini non è supportato da una squadra sufficientemente attrezzata per arrivare a Parigi. Se lui si fosse fermato ai piedi delle montagne (in effetti era accaduto più volte, ndr), dubito che qualcuno dei suoi compagni avrebbe proseguito». E chiudeva: «Gli consiglio di aspettare due mesi, di puntare al mondiale di Zolder che è alla sua portata».

Già, il circuito iridato sembrava disegnato apposta per lui. Anche per questo il proposito del ritiro appariva un suicidio sportivo. Bicisport, che negli anni aveva ospitato tante volte gli umori e le opinioni del campione, lo pungolava sulla copertina di agosto: «Pochi scherzi, a Zolder si combatte».

L’imperioso arrivo di Mario Cipollini sul traguardo iridato di Zolder: il sigillo a una carriera straordinaria.

Si sa com’è andata: nei giorni successivi all’annuncio, Mario cominciò a ripensarci, confortato da tante manifestazioni di affetto popolare. Poi andò alla Vuelta, vinse tre tappe in una settimana, ritirandosi subito dopo. E da quel momento cominciò con spirito monacale a preparare la missione iridata, che il 13 ottobre 2002 avrebbe portato trionfalmente a termine.