Zana, Ardila e Ayuso a caccia del Tour de l’Avenir: quando i professionisti sono i favoriti di una gara dilettantistica

Juan Ayuso in azione al Giro di Romagna e tra i principali favoriti del Tour de l'Avenir (foto: IsolaPress)
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Dopo l’annullamento della scorsa stagione dovuto alla pandemia, quest’anno ritorna il Tour de l’Avenir. Dieci tappe, un prologo più nove frazioni, in programma dal 13 al 22 agosto. Si tratta dell’appuntamento più prestigioso per gli Under 23, nel quale si sono messi in luce molti dei talenti più scintillanti degli ultimi decenni. La prima edizione, era il 1961, la vinse Guido De Rosso. L’ultima, nel 2019, Tobias Foss. In questi 58 anni, il concetto di dilettantismo è stato completamente stravolto.

Da Ayuso a Zana, da Vandenabeele a Umba: il Tour de l’Avenir non è più una corsa per Under

È sufficiente prendere in considerazione i favoriti alla vittoria finale: Filippo Zana per l’Italia, Henri Vandenabeele per il Belgio, Juan Ayuso e Carlos Rodriguez per la Spagna, Andrés Camilo Ardila e Santiago Umba per la Colombia. Nessuno di questi può essere considerato un Under 23 (fatta eccezione per l’età, l’unico requisito che hanno e che infatti permette loro di partecipare).

Zana, professionista con la Bardiani, ha già preso parte (e concluso) a due edizioni del Giro d’Italia e a una della Milano-Sanremo. Vandenabeele era al via di gare come il Tour of the Alps. Rodriguez corre per la Ineos da un anno e mezzo e ha partecipato a Uae Tour, BinckBank Tour e Delfinato. Stesso discorso per Ayuso, 18° all’ultima San Sebastian, e Ardila, che soltanto quest’anno ha messo nelle gambe Catalunya, Tour of the Alps, Volta ao Algarve e Delfinato. E infine Umba, che appena qualche settimana fa, in cima a La Planche des Belles Filles, in una delle tappe più dure del Tour Alsace, ha battuto Reichenbach, gregario fidato di Thibaut Pinot con all’attivo quattro partecipazioni al Giro e altrettante al Tour.

Da Dilettanti a Under 23, cos’è cambiato? Il confine con i pro’ esiste ancora?

Non è un caso che la dicitura sia cambiata da “dilettanti” ad “Under 23”. È ancora possibile, specialmente in questi casi, parlare di dilettanti? Evidentemente no. Come detto, l’età permette a questi corridori di partecipare all’Avenir e non c’è niente di male in questo. Lo stesso Bernal correva tra i professionisti da un anno e mezzo, quando nel 2017 si presentò in Francia e vinse la corsa. Marino Amadori, il commissario tecnico della nazionale italiana Under 23, ama ripetere che non basta più la categoria per differenziare i corridori, poiché un ragazzo che passa professionista a vent’anni non è così più forte e maturo di un coetaneo che continua a far parte di quello che, per comodità e abitudine, continuiamo a chiamare dilettantismo. È difficile dargli torto.

Allo stesso tempo, tuttavia, non possiamo non notare alcune curiosità (se proprio non vogliamo esagerare chiamandole storture). Uno dei gregari di Zana, ad esempio, sarà Gianmarco Garofoli, fino a otto mesi fa uno juniores. E ancora, nell’Ucraina figura Andrii Ponomar della Androni Giocattoli-Sidermec, balzato agli onori della cronaca tra maggio e giugno per essere diventato il più giovane del dopoguerra a prendere parte e terminare il Giro d’Italia dei professionisti.

Ma se, d’accordo con Amadori, decidiamo di non stupirci di fronte al fatto che i favoriti di una gara dilettantistica siano dei professionisti, allora sono altre le domande alle quali bisogna iniziare a dare delle risposte. È giusto che vengano lasciati fuori dei veri e propri dilettanti per far posto a dei professionisti, per quanto giovani essi siano?

Perché passare nella massima categoria da giovanissimi, se dopo due o tre anni ci si ritrova a competere in quelle stesse corse alle quali si sarebbe ugualmente partecipato da dilettanti? Infine, forse la più delicata di tutte: quali sono le reali differenze tra dilettantismo e professionismo, tra formazioni Continental e formazioni Professional?
È necessario trovare delle risposte al più presto, altrimenti rischia di scomparire quella naturale categoria intermedia che dovrebbe formare (e trasformare) i talenti di oggi nei professionisti di domani.