TOKYO 2020 / Moscon: «La fiducia mi fa volare, non vedo l’ora di correre. Vincere? Io ci credo»

Moscon
Gianni Moscon parteciperà per la prima volta alle Olimpiadi con la maglia della nazionale italiana.
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«La Squadra è pronta», ha detto Davide Cassani prima di imbarcarsi sul volo per Tokyo con gli azzurri. E nella frase si è sentita anche la maiuscola all’inizio della parola squadra. Sarà la squadra la chiave della corsa olimpica. E nella squadra c’è Gianni Moscon, 27 anni, azzurro ai Mondiali di Bergen, di Innsbruck (dove fu quinto, primo dei nostri) e di Yorkshire (quarto, alle spalle dell’argento di Trentin). Un punto fermo della nazionale.

Cassani sa di poter contare su di te, ti ha sempre difeso, sei quello che in azzurro rende sempre al massimo. Correre con la fiducia quanto conta per te?

«Sicuramente la fiducia è molto importante per tutti: ti aiuta a dare il massimo, a tirare fuori la grinta che serve, quel qualcosa in più».

Al Giro sei stato mostruoso, a Lugano hai vinto. Come ci arrivi a questo appuntamento?

«Con una buona condizione. Ho lavorato tutto l’anno per arrivare pronto a Tokyo: la gamba è buona, adesso si tratta di imbroccare la giornata giusta e di sfruttare al meglio le occasioni che capiteranno».

Hai un tuo obiettivo personale o si parte solo per la squadra?

«L’obiettivo è quello della nazionale italiana: partiamo per vincere, o almeno portare a casa una medaglia. Poi ovviamente sarà uno di noi a portare a casa il risultato: si vedrà in base alla corsa, a come si mette. Siamo tutti preparati e in condizione, penso che ci siano chance per tutti».

Gianni Moscon in maglia Ineos-Grenadiers al Giro d’Italia 2021.

Che cosa rappresentano le Olimpiadi per te?

«Sono il massimo. Ogni sportivo le sogna per tutta la vita, sogna di poter essere là. Una volta che ci sei, è chiaro che l’obiettivo diventa provare a vincere. Naturalmente non tutti ci possono riuscire, ma si cerca di dare il massimo».

Le guardavi anche da piccolo?

«Chi non ha guardato le Olimpiadi? Tutti gli sport sono belli da vedere, e le Olimpiadi di bello hanno che fanno conoscere a tutti anche sport che di solito non hanno molto seguito. A noi che siamo immersi nella nostra disciplina permettono di alzare lo sguardo e vedere un altro pezzo di mondo».

Il ricordo più bello?

«Ovviamente Paolo Bettini quando ha vinto l’oro ad Atene».

C’è uno sport che ti piace oltre al ciclismo?

«A Tokyo però non ci sarà. Seguo molto lo sci alpino, anche perché ci sono diversi azzurri originari delle mie zone».

Che cosa ti aspetti da questo appuntamento? Che passaggio sarà per la tua carriera?

«Vediamo dopo Tokyo che passaggio sarà stato». (Ride)

L’Italia del calcio ha dimostrato che il gruppo non è soltanto retorica. Voi siete amici?

«Sì, sicuramente. Siamo tutti ragazzi più o meno coetanei, corriamo insieme, o contro, da una vita. E quando ci si trova in nazionale c’è sempre un bel clima. Penso che noi italiani riusciamo a fare gruppo meglio di tanti altri, è questione di carattere, di natura. Credo che sia il nostro valore aggiunto».

Chi sono i favoriti di questa corsa?

«Penso che ci siano pochi atleti scarsi che partecipano alle Olimpiadi. Potenzialmente quasi tutti potrebbero giocarsi la vittoria se quel giorno hanno una giornata buona».

Avete cominciato a parlare di tattica?

«No, non ancora. Ma del percorso conosciamo tutto. Abbiamo visto altimetrie, planimetrie, abbiamo parlato e riparlato, adesso ci manca soltanto di vederlo dal vivo. Non vedo l’ora».