AMARCORD/54 Indurain alla conquista del Giro: sul muro di gomma del navarro si spensero i sogni del “Diablo” Chiappucci

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Planò sul Giro 1992 con la sua aria aliena, i suoi modi educati, la sua espressione indecifrabile. Arrivò per vincere e vinse, senza lampi e senza cedimenti. Fu in quei giorni, più ancora che al Tour conquistato l’anno prima

, che i suoi avversari si resero conto della sua tremenda efficacia: nei mari delle grandi corse a tappe, Miguel Indurain era una corazzata inaffondabile. 

Un po’ come aveva fatto Hinault un decennio prima, il navarro non si accontentò di primeggiare in Francia, ma mise subito nel mirino anche la corsa rosa. Il Giro d’Italia di quegli anni, peraltro, reggeva splendidamente il confronto con il Tour, anche perché gli italiani dopo qualche anno di buio erano tornati nell’élite dei grandi Giri. Merito soprattutto dei rivali Bugno e Chiappucci, ai quali si aggiungeva il Chioccioli trionfatore in rosa l’anno precedente.

Italiani al top: mancava solo Bugno, che aveva puntato tutto sul Tour

Dei tre potenziali padroni di casa, quell’anno mancò solo Bugno, che puntò tutto sul Tour. Gli altri due si prepararono a sfidare Indurain sulle grandi montagne, già sapendo che nelle tre cronometro in programma avrebbero pagato un prezzo molto alto.

Così fu: lo spagnolo si piazzò al secondo posto nel cronoprologo di Genova, dietro allo specialista Thierry Marie. Al terzo giorno, per la defaillance del francese, prese la maglia rosa. Al quarto, vinse la crono di Sansepolcro e mise il primo margine serio tra sé i gli avversari. 

Sulle grandi montagne, i colpi d’ariete del “Diablo” Chiappucci non scalfirono il muro di gomma del leader: uno attaccava e prendeva qualche metro di vantaggio, l’altro lo recuperava in progressione. Rassegnati alla sconfitta italiana, i tifosi sperarono quanto meno di vedere un’azione solitaria della maglia rosa, qualcosa che somigliasse a un’impresa. Speranze ampiamente deluse.

Indurain in azione nel Giro del 1992. Lo spagnolo ha vinto la corsa rosa anche nell’edizione successiva: una “doppia doppietta” visto che negli stessi anni ha conquistato anche il Tour

Un’ombra di tristezza sul Giro: alla vigilia del via, arrivò la notizia dell’attentato a Falcone

L’ultima sfida fu la Saint Vincent-Verbania: sull’Alpe Seghetta Indurain, Chiappucci e Chioccioli si trovarono soli al comando. I due italiani provarono flebili attacchi, neutralizzati senza problemi dal leader. Alla fine Chioccioli si prese la soddisfazione della vittoria, per Indurain fu il sobrio trionfo con tre giorni di anticipo

La tappa finale fu una cronometro fiume da Vigevano a Milano, 66 chilometri. E lì i distacchi, fino a quel momento onorevoli, si dilatarono. Indurain vinse il suo primo Giro con 5’12” su Chiappucci e 7’16” su Chioccioli. Di lì a poco avrebbe messo in bacheca anche il suo secondo Tour de France.

Il navarro primeggiò senza esaltare, ma non fu per lui che il Giro di quell’anno fu accompagnato da ombre di mestizia e inquietudine. Proprio alla vigilia della partenza da Genova, mentre ammiraglie e corridori erano già in strada per la presentazione, arrivò la notizia della morte di Giovanni Falcone. In un momento, la festa rosa si rivolse in lutto.