AMARCORD/19 Tour 1991, grand’Italia con Bugno e Chiappucci. Ma sui Pirenei comincia l’era di Indurain

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Più che un Tour de France, fu un confine tra due ere. Tramontarono i campioni che avevano segnato i grandi Giri anni Ottanta: Lemond, Fignon, Delgado. Al loro posto sorsero i nuovi astri Indurain, Bugno e Chiappucci. Soprattutto Miguel Indurain, che in quel 1991 instaurò la sua signorile ma inflessibile dittatura. I due italiani lo affiancarono sul podio di Parigi, furono i suoi grandi rivali anche in seguito, ma non riuscirono mai a batterlo.

Alla partenza da Lione, il grande favorito era ancora Greg Lemond, che andava in caccia del suo quarto alloro, il terzo consecutivo. Sulla corsa pendeva anche l’enigma Banesto: lo squadrone spagnolo si sarebbe affidato ancora al prestigio di Delgado o avrebbe dato via libera al suo luogotenente Indurain?

E poi c’era l’Italia, che per la prima volta dopo tanti anni si presentava al Tour con ambizioni di vertice e tre grandi squadre: la Carrera di Chiappucci, che proprio al Tour era esploso l’anno prima, la Chateau d’Ax di Bugno e l’Ariostea di Lelli e del gran cacciatore di classiche e di tappe Moreno Argentin

Era un Tour pieno di cronometro: nella prima, Indurain si mostrò subito specialista eccellente, ma Lemond tenne botta. Poi l’attenzione fu tutta per l’inquietante caso Pdm, forse la squadra più forte, falcidiata da una febbre altissima. Il direttore sportivo si affrettò a parlare di intossicazione alimentare, ipotesi che il medico sociale aveva escluso. Gli inviati di Bicisport bussarono all’albergo del team olandese, ma trovarono solo porte chiuse e bocche cucite. Il Tour della Pdm finì praticamente lì, in una selva di domande e legittimi sospetti.

L’episodio decisivo del Tour 1991: Miguel Indurain all’attacco sulla salita di Val Louron, con lui solo Claudio Chiappucci.

L’agguato del Navarro scatta sulla discesa del Tourmalet: reagisce solo Chiappucci

A metà del Tour c’era il francese Leblanc in giallo e tutti i favoriti ancora in ballo. Ma il 19 luglio, nel tappone pirenaico da Jaca a Val Louron, lo scenario cambiò di colpo. Venendo giù dal Tourmalet, Indurain prese il largo. A fondo valle aveva un minuto di vantaggio sui migliori, dai quali partiva in caccia Chiappucci, mentre Bugno perdeva l’attimo. In quel momento, però, la notizia era un’altra: Lemond, rimasto attardato in salita, continuava a perdere terreno, inutilmente trascinato dal suo gregario Boyer.

Indurain non fece molto per sfuggire all’aggancio di Chiappucci. Sapeva che in due potevano arrivare più facilmente, e poi l’italiano in classifica gli cedeva 4 minuti, era un avversario tutto sommato controllabile. I due collaborarono alla grande, in cima all’Aspin passarono con due minuti di vantaggio su Bugno, Fignon e Mottet, mentre Lemond era ormai alla deriva. 

La salita che portava al traguardo di Val Louron si rivelò durissima. Mulinando un rapporto mostruoso, Bugno staccò i due francesi e mangiò da solo mezzo minuto a Indurain e Chiappucci, dimostrando che lì davanti poteva tranquillamente esserci anche lui. Sul traguardo passò primo Chiappucci, com’era logico. Alle sue spalle, il navarro agitò il pugno in segno di trionfo. Poco dopo, sul palco, indossò una maglia gialla che avrebbe ceduto solo cinque anni dopo.