Giro Under 23, le pagelle: dietro Pidcock c’è una bella Italia che cresce

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I vincitori di tutte le classifiche del Giro Under 23 (Foto: Giro d'Italia Under 23, Facebook)
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Con la vittoria di Tom Pidcock si è concluso sabato un Giro Under 23 dall’andamento scoppiettante. L’inglese della Trinity Racing succede nell’albo d’oro al colombiano Ardila che per questo 2020 veste tra i professionisti la maglia dell’ UAE Team Emirates.

L’Italia porta a casa tre tappe su otto, che poche non sono visto anche la buona rappresentativa di corridori stranieri al via, superando il risultato dello scorso anno, due successi, ed eguagliando il bottino del 2018 quando a conquistare tre frazioni furono Affini, Lonardi e Dainese.

È vero, è mancato ancora una volta il successo finale, restiamo al palo dal 2011 con la vittoria di Cattaneo, ma torniamo sul podio, grazie al convincente Kevin Colleoni, dopo otto stagioni: nel 2012 l’ultima volta con Fabio Aru. Per onore di cronaca c’è da dire come questa corsa non sia stata disputata per quattro stagioni dal 2013 al 2016 e che tuttavia quattro corridori nei primi dieci sono proprio il miglior risultato per i colori azzurri dal 2017 a oggi.

Nel 2017, infatti, due corridori in top ten, settimo Conci e decimo Raggio, nella corsa vinta da Sivakov. Nel 2018 un solo corridore, Covi, ottavo, e gara vinta da Vlasov. Lo scorso anno, invece, se il vincitore lo abbiamo già nominato, Ardila, furono tre i corridori italiani nei primi dieci: Covi quarto, Conca quinto e Zana decimo.

Ma dopo aver dato un rapido sguardo a qualche dettaglio statistico, andiamo a vedere, tramite le pagelle, che cosa ci ha lasciato questo Giro Under 23 2020.

Pidcock piglia (quasi) tutto, come Colnaghi

Pidcock 10 Fa la parte del leone: difficile dargli un voto inferiore (tre tappe, maglia rosa e maglia verde finale), impossibile dargli di più per convenzione. Si sbrighi a passare al piano superiore perché anche lui può ruggire prepotentemente in mezzo a questa banda di talenti che si sta prendendo il ciclismo in questi giorni e che lo dominerà negli anni a seguire.

Colleoni 9 Non per gettare sulle spalle di un giovane il peso delle responsabilità, ma Kevin Colleoni appare come un corridore davvero entusiasmante in divenire per le corse a tappe. Forte in salita, cresciuto a cronometro, è un nome su cui puntare per il prossimo futuro. Certo anche lui viene strapazzato da Pidcock, ma d’altronde lo si diceva sin dalla vigilia: l’inglese appartiene, al momento, a un’altra categoria. Il corridore bergamasco cresce invece a vista d’occhio.

Colnaghi 10 Così come di un’altra categoria, sul suo terreno, è apparso Luca Colnaghi. Smaltisce alla grande i problemi di inizio stagione (rimasto a piedi per la vicenda del Team Monti e preso quasi in corsa dalla Zalf, a proposito voto altissimo anche per lo storico sodalizio veneto) ed è il miglior Luca Colnaghi visto tra gli Under 23. Futuro da corse di un giorno, forte sugli strappi e veloce allo sprint. Dal 2021 speriamo di vederlo tra i professionisti.

Milan 9 Altro enorme talento, seppur più giovane dei sopracitati, il gigante di Buja sfrutta l’occasione che gli si para davanti vincendo allo sprint una tappa ed è sempre al servizio di una squadra, il Cycling Team Friuli, assoluta protagonista della corsa su ogni terreno. Volate o classiche vallonate – oltre a cronometro e pista – il friulano può davvero esaltarsi su diversi terreni.

Zoccarato 7 Da un gigante a un altro, Samuele Zoccarato, uno che si fa chiamare guerrafondaio. Il perché è presto detto, ama andare sempre in fuga, De Gendt è il suo modello e per come ha pedalato nell’ultima tappa e ha tenuto testa ai migliori sul Mortirolo non abbiamo motivi per contraddirlo. L’anno prossimo ci potremmo gustare la sua indole da battaglia in maglia Bardiani. Un voto simile alla sua squadra, il Team Colpack, che pur non riuscendo a vincere alcuna frazione, ogni giorno ci va vicino o si rende protagonista con azioni interessanti.

Tiberi 6 Va vicino al successo nella prima tappa, poi anche lui rimane coinvolto in una caduta nelle tappe successive e forse non riesce a trovare la forma che lui stesso si aspettava. Parliamo comunque di un primo anno – anche se per il 2021 gli si dovrebbero aprire le strade del professionismo – sul quale i tecnici scommettono a occhi chiusi per il suo avvenire. Oltre ai mezzi tecnici e fisici, tanta testa e grinta come dimostrato nell’ultima tappa dove prova un attacco da lontano nonostante lo spauracchio Mortirolo.

Conca 6,5 Voto “basso” perché lui stesso racconta di non essersi mai sentito al top in questo Giro e di non essere rimasto soddisfatto dal piazzamento: eppure all’attacco ci va, in classifica chiude al quinto posto (signor risultato che eguaglia il medesimo dello scorso anno) e in queste ore firma con uno dei team più importanti del World Tour, la Lotto Soudal. La sua insoddisfazione forse è la cosa migliore del suo Giro: evidentemente il ragazzo è solido, crede nei suoi mezzi e farà di tutto per dimostrarlo.

Aleotti 7 Regolare come ci sta abituando in questi anni paga la pendenze del Mortirolo nell’ultimo giorno, ma per 7 tappe su 8 è perfettamente in linea con le aspettative. Lui e i bianconeri friulani (voto 7 anche a Davide Bais sempre pronto a spendersi per la squadra) corrono col piglio dei leader della corsa e questo può solo che servirgli in futuro quando sbarcherà nel mondo del professionismo.

Zambanini 8 È la grande sorpresa per i colori azzurri. Non che fosse un perfetto sconosciuto, tutt’altro, anche da juniores i risultati li portava a casa, ma sicuramente non arrivava a questa corsa con i riflettori puntati rispetto ad altri primo anno come lui. Invece alla fine ottiene una top ten di grande rilievo, la maglia bianca finale e un piazzamento in top ten di grandissimo valore e dal quale ripartire per un 2021 da protagonista.

Asbjørn Hellemose 7 Il classe ’99 danese si era già messo in luce qualche settimana fa vincendo una corsa impegnativa come il campionato svizzero di corsa in montagna battendo un certo Pellaud, praticamente a casa sua. Va molto forte in salita e sarà un talento da seguire nel futuro prossimo. Grazie alla sua costanza ha chiuso al nono posto la classifica generale.

Ropero 9 Una vittoria di tappa, la maglia rosa, nono posto sull’Aprica e settimo in classifica generale. Stupisce anche i suoi tecnici per la regolarità dei suoi piazzamenti anche nelle frazioni più dure e che sulla carta non si sarebbero dovuto adattare alle sue caratteristiche. Avvicinato a corridori come Bettini e Purito Rodriguez, in questo Giro Ropero ha dimostrato tenuta e anche un enorme salto di qualità che potrebbe schiudergli le porte del professionismo.

Meeus 7 Ha inseguito il successo che sembrava non arrivare mai e poi all’ultima occasione grazie a un colpo di reni vince la sua tappa che, si spera, possa portargli anche un posto nel World Tour l’anno prossimo. Forte fisicamente, sul passo e dotato di grande velocità, Meeus potrebbe fare al caso di qualsiasi squadra cerchi un valido pilota per i propri velocisti.

Carboni 7 Il suo voto lo estendiamo anche a tutti i fuggitivi (mentre alla sua squadra, la Biesse Arvedicycling diamo un bel 9). Combattivo sin dal primo giorno, spesso all’attacco, ha vestito la maglia verde – solo Pidcock gliel’ha portata via – il fratello di Giovanni (professionista in maglia Bardiani) si è fatto trovare prontissimo in quella che è a tutti gli effetti la vetrina più importante di questa stagione per gli Under 23: raggiungerà il fratello tra i professionisti?

Vandenabeele 8 Se non è stata la grande sorpresa poco ci è mancato. Alla vigilia la Lotto-Soudal U23 sparava due cartucce importanti come Van Gils e Verschaeve, entrambi ritirati, e alla fine si ritrova con il classe 2000 sul podio. Unico a tenere testa a Pidcock nella tappa del Mortirolo, scusate se è poco, forse non sarà un fenomeno come un suo connazionale del 2000 di cui parliamo spesso, ma in questo Giro ha dimostrato numeri interessanti sia sulle salite lunghe che su quelle brevi.

Quinn 5 Come tutta la sua squadra, la Hagens Berman Axeon a rischio chiusura tra l’altro, si vede poco, anche se alla vigilia delle ultima tappe era perfettamente in linea per un posto sul podio. Chiude con un diciassettesimo posto finale: un po’ poco per chi è arrivato sesto lo scorso anno in questa corsa e ha già assaggiato il professionismo con la maglia della Deceuninck-Quick Step.

Jesus David Peña 4 Voto esteso a tutta la sua squadra ad eccezione di Merchan (6,5) che prova a mettersi in mostra nella tappa che si concludeva sul Montespluga. Ok che non è forse la migliore annata per i colombiani tra gli Under 23 – e che tanti altri nomi non erano al via -, però da qui a non raccogliere nulla ci passava almeno qualche bel tentativo in salita.

Fancellu, Piccolo, Frigo s.v. Tra cadute, condizioni di forma non al meglio, ritiri e malanni tre interessanti ragazzi del nostro ciclismo che non hanno avuto modo di mettersi in mostra in questo Giro. Senza voto perché il talento c’è e lo dimostreranno in altre occasioni.

Percorso 7 Più equilibrato e sensato di quello estremamente montagnoso dello scorso anno, il percorso di questo Giro Under 2020 ha fatto divertire i corridori – al netto di un paio di problemi visti nelle prime tappe causate dalla pioggia – e anche chi ha seguito la corsa, esaltando le qualità differenti dei ragazzi al via. Un voto in meno per l’assenza della cronometro.