Bartoli lancia Carlos Rodriguez su Bicisport di febbraio: scopriamolo insieme al suo diesse Matteo Tosatto

Rodriguez
Carlos Rodriguez al Tour de l'Avenir 2021 (foto: AnoukFlesch)
Tempo di lettura: 3 minuti

La Ineos-Grenadiers, anche sotto l’impulso di due direttori sportivi italiani come Dario Cioni e Matteo Tosatto, ha negli ultimi anni cambiato mentalità. Un aspetto importante che la formazione britannica sta curando è la crescita dei giovani. Mai come in questa stagione, la Ineos può puntare su ragazzi di talento. Oltre al nostro Ganna, troviamo infatti gli inglesi Turner, Hayter, Tulett e soprattutto Pidcock. Senza dimenticare lo spagnolo Carlos Rodriguez, considerato insieme ad Ayuso il futuro del ciclismo spagnolo.

Sul numero di febbraio di Bicisport, l’esperto Michele Bartoli ha avuto modo di parlare dei grandi protagonisti della stagione che ci aspetta. Il toscano non ci ha pensato due volte a fare il nome proprio di Rodriguez. «Nel 2021 per poco non ha vinto il Tour de l’Avenir, è uno che va bene anche per le classiche, non solo per i grandi Giri». E allora conosciamolo meglio questo Rodriguez, interpellando il diesse della Ineos, Matteo Tosatto.

Matteo, cosa pensi delle parole di Bartoli su Rodriguez?

«Direi che ha pienamente ragione e la risposta gliela sta dando lo stesso Rodriguez in questa prima uscita alla Volta Valenciana. Terzo nella prima tappa dietro solo a Evenepoel e Vlasov. Ha messo in fila corridori come Mas, Valverde, Fuglsang, Mohoric, De la Cruz».

Uomo da grandi salite o classiche?

«Per ora lo vedo molto più scalatore che uomo da classiche, ma mai dire mai. Il meglio lo esprime sulle salite lunghe, tipo lo scorso anno quando ha vinto l’ultima tappa dell’Avenir. Il traguardo era in cima al Piccolo San Bernardo, un’ascesa di 24 chilometri. Ha dato due minuti a tutti, anche alla maglia gialla. E vi dirò, è anche bravino a cronometro…».

Ma come lo avete scoperto?

«Ce lo ha proposto il suo procuratore a fine 2019, quando era ancora juniores e correva con la squadra di Contador (la Kometa ndr.). Lo abbiamo monitorato, osservando anche i suoi risultati. Non ce lo siamo fatti sfuggire…»

Non ha corso tra gli Under 23 però…

«Questo è vero. Però noi non lo abbiamo fatto correre i grandi Giri e le grandi classiche da più di 200 chilometri. Lo stiamo gestendo bene, con calma e cura, facendogli fare sempre più esperienza nel mondo dei professionisti. Ogni anno aggiungiamo qualcosa».

Quindi c’è la possibilità di vederlo quest’anno in un grande Giro?

«Dobbiamo valutare, forse sarà al via della Vuelta. Tra i tre grandi Giri è quello più “tranquillo”, arriva quasi a fine stagioni e non c’è la tensione della corsa rosa o del Tour de France. Poi è la gara di casa…»

Caratterialmente che ragazzo è?

«Per quanto forte è fin troppo umile. Si vede che è intelligente e ha la testa giusta per diventare un ottimo corridore. È serio negli allenamenti e nella gestione fuori dalla corsa. Secondo me ha un futuro importante davanti a sé».