Vista oggi, la foto regala suggestioni intense e un filo di retrogusto amaro. Peter Sagan e Moreno Moser con la maglia della Cannondale (la ex Liquigas declinata in versione statunitense) sulla copertina di BS. Febbraio 2013, i due si annunciano tra i protagonisti della stagione.
Sono giovani (23 anni lo slovacco, 22 il trentino), ma già hanno alle spalle una stagione importante. Sagan ha regalato brani da baby fenomeno nelle classiche, piazzandosi ripetutamente; poi è andato al Tour, tornandone con tre tappe e la maglia verde.
Moser ha fatto onore al suo “casato”, mettendo in bacheca il Laigueglia, il Gran Premio di Francoforte e il Giro di Polonia e correndo a Valkenburg il suo primo mondiale, come atleta più giovane in gara.
Nel 2013 un grande inizio: la coppia sembrava funzionare
Hanno caratteristiche diverse: Peter è un velocista resistente, Moreno sa esaltarsi in salita. Tuttavia, potrebbero trovarsi talvolta a lottare per gli stessi traguardi e allora: sapranno collaborare o si faranno la guerra?
La prima risposta arriva già a febbraio, al Gran Premio di Camaiore, quando Moser aiuta Sagan a vincere. La conferma viene sullo sterrato delle Strade Bianche: parte Moreno e va a vincere, mentre Sagan marca gli inseguitori e arriva secondo.
La coppia dunque sembra funzionare alla grande. Le loro strade, però, di lì in poi cominceranno a divergere: lo slovacco affermerà definitivamente il suo personaggio, vincendo grandi corse e offendo al pubblico un istrionismo irresistibile. L’italiano imploderà via via, cedendo a una condizione fisica talvolta sotto i livelli di guardia.
Oggi il triplice campione del mondo Sagan, trentunenne, è ancora nella ristretta élite dei grandi, malgrado recenti scricchiolii. Moser si è ritirato nel 2019, a 28 anni, con argomenti inoppugnabili: «Non riesco più a essere competitivo e non è questione di malattie o virus. Preferisco smettere senza trascinarmi inutilmente».