Giro d’Italia, Pellizzari spiega bene dov’è il ciclismo italiano

Giulio Pellizzari alla Vuelta di Spagna corre in supporto di Hindley e ha una buona occasione ai mondiali in Ruanda (Photo credits A.S.O./Jennifer Lindini)
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Oggi nella tappa di Asiago, si è capito in maniera lampante cosa vuol dire non avere una squadra italiana nel WorldTour. Giulio Pellizzari, giunto secondo al Tour de l’Avenir 2023 alle spalle di Del Toro, che ora è in maglia rosa, in qualsiasi squadra italiana sarebbe stato il capitano o comunque libero di fare la propria corsa essendo un corridore di grande qualità e di sicura prospettiva.

Essendo costretto ad emigrare in una formazione tedesca, il forte corridore italiano è chiamato a fare il gregario di Primoz Roglic rinunciando così ad ogni ambizione personale, almeno finché il suo capitano è in gara. E non vale il discorso che intanto fa esperienza, perché la corsa da gregario è molto diversa e rischia di compromettere il futuro da vincente di qualunque corridore.

Se poi si pensa che l’anno prossimo anche le squadre Professional italiane rischiano di non poter ricevere l’invito al Giro poiché attualmente non tra le prime trenta delle classifiche Uci, appare sempre più drammatica l’assenza di una formazione italiana in grado di rappresentare il punto d’arrivo di un movimento ciclistico, quello italiano, nell’elite del ciclismo mondiale