Dalla Varese-Angera alla Milano-Sanremo: la rivoluzione di Ganna

Filippo Ganna vince il Giro di Vallonia 2023 (foto: Ineos Grenadiers)
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«Lo spilungone del Pedale Ossolano». Lo definì così il giornalista della «Stampa» nel resoconto della 44ª Varese-Angera, il 26 marzo 2012. L’allora quindicenne Filippo Ganna aveva appena conquistato la classica d’apertura della stagione agonistica degli Allievi, staccando tutti gli avversari a 25 km dal traguardo. Domenica 24 marzo 2024 si terrà la 54ª edizione della Varese-Angera, ed è impossibile non fermarsi a riflettere su quanto e su come Ganna sia cambiato in questi ultimi dodici anni.

Chi ama il ciclismo e possiede la dote della lungimiranza poteva intuirne le potenzialità già a partire dai primi anni da professionista, tra il 2016 e il 2020, quattro anni di prestazioni fenomenali tra pista e cronometro su strada; è nel 2021 però che Filippo Ganna si fa conoscere — e amare — dal grande pubblico: resterà nella storia l’impresa compiuta ai Giochi Olimpici di Tokyo, dove insieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan Ganna vince l’oro nell’inseguimento a squadre su pista, battendo peraltro il record del mondo. Le immagini del quartetto fanno il giro del Paese e del mondo, e anche chi fino a quel momento non ha mai dimostrato interesse per il pedale decanta il motore straordinario della “Locomotiva di Verbania”.

Tuttavia, neanche i più lungimiranti avrebbero mai potuto prevedere che Ganna sarebbe diventato il punto di riferimento del ciclismo italiano anche nelle classiche o nelle brevi corse a tappe. Certo, la Parigi-Roubaix vinta da juniores nel 2016 (primo italiano a riuscirci nella storia della corsa) poteva essere un ottimo indizio, ma il nome di Filippo sembrava destinato a essere associato esclusivamente alle prove contro il tempo e alla pista — e, intendiamoci, visto il palmarès costruito negli anni nessuno si sarebbe lamentato, se tutto fosse rimasto com’era.

Invece arriva un secondo posto nella classifica generale della Vuelta a San Juan 2023, in Argentina, dove solo Miguel Ángel López fa meglio di lui. Ganna si mette alle spalle avversari del calibro di Egan Bernal, Remco Evenepoel e Sergio Higuita. Qualcosa di simile accade pochi giorni dopo alla Volta ao Algarve, che chiude sempre secondo dietro a Daniel Martinez. Non saranno le salite del Giro d’Italia o del Tour de France, ma salite da classiche sì, e sulle salite portoghesi “Super Pippo” riesce a battere João Almeida, Tom Pidcock, Bauke Mollema, Rui Costa e persino un vincitore della Corsa Rosa, Jai Hindley.

La consacrazione definitiva avviene grazie al secondo posto alla Milano-Sanremo dell’anno scorso. L’istantanea che lo ritrae sul Poggio a ruota di Tadej Pogacar, insieme a due guru delle classiche come Wout van Aert e Mathieu van der Poel, fa sognare tutto il Bel Paese: finalmente un corridore italiano è all’altezza dei “nuovi mostri” del ciclismo contemporaneo.

Il 2024 esulerà da questo discorso per via dei Giochi di Parigi — Ganna sogna l’ultimo oro che manca alla sua straordinaria bacheca, quello della cronometro olimpica su strada, per cui tutta la sua preparazione verterà su quell’obiettivo — ma ciò che lascia comunque a bocca aperta e fa sperare per il futuro è la capacità di Top Ganna di mettersi in gioco, di lavorare su sé stesso e talvolta di sacrificarsi per provare a trasformarsi in un campione da classica. Non male, per uno «spilungone» verbanese.