“Gioco sporco – I misteri dello sport”, il 14 marzo su Italia 1 il docufilm che racconta Marco Pantani

Pantani
Marco Pantani in maglia rosa al Giro d'Italia 1999
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Giovedì 14 marzo, in seconda serata su Italia 1, andrà in onda il quinto appuntamento della serie di docufilm a cura della redazione di SportMediaset: «Gioco Sporco – I misteri dello sport». In ogni puntata del programma si ripercorrono vicende legate allo sport, approfondendo elementi contraddittori che, a distanza di anni, non sono stati del tutto chiariti.

Il quinto episodio analizza la drammatica vicenda di Marco Pantani, scomparso il 14 febbraio 2004 a Rimini, ufficialmente per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi. Ma le circostanze della sua morte, al pari di quelle della sua esclusione dal Giro d’Italia 1999, sono ancora oggetto di dibattito e piene di contraddizioni.

A parlare, nel tessuto del racconto, saranno persone, testimoni che hanno conosciuto il Pirata nella sua vita, come la mamma Tonina, il dirigente sportivo, ex ciclista e commentatore televisivo Davide Cassani e il giornalista sportivo Davide De Zan. Interviste esclusive, documenti inediti, testimonianze dirette e diversi flashback narrativi sveleranno l’aspetto intimo del protagonista.

Rimane costante la partecipazione del C.T. della Nazionale femminile di Pallavolo Julio Velasco, che lo sport lo vive da sempre, lo conosce e sa capire chi lo pratica decifrandone i sentimenti. Con lui anche la criminologa Margherita Carlini e la psicologa Francesca Cenci.

«Sapevamo tutti che Marco non stava bene e che stava attraversando un periodo difficilissimo – sono le parole di Davide Cassani – Ma da lì a pensare che sarebbe morto, ce ne corre. Tutti quanti noi siamo fragili e abbiamo un punto debole, anche i campioni. Marco aveva questo, era un ragazzo orgoglioso e teneva tantissimo al giudizio altrui. E purtroppo quel punto debole l’ha portato al 14 febbraio 2004».

Le parole di Tonina, la mamma di Marco Pantani: «Ho visto Marco portato via nel sacco. E lì ho cominciato a dire ‘me l’hanno ammazzato!’. Ho fatto un po’ la matta perché me l’hanno ammazzato. È inutile che io vada avanti perché tanto la verità non verrà mai fuori. Io voglio la verità scritta, nient’altro. Solo allora potrò morire in pace. Prima no».

E infine il giornalista Davide De Zan: «L’hanno ucciso due volte: a Madonna di Campiglio, il 5 giugno 1999, hanno ucciso il campione. Invece a Rimini, il 14 febbraio 2004, hanno ucciso l’uomo. Non torna niente, ci sono tantissime incongruenze, nulla in quella stanza è come sembra e tutto quello che si è visto è una macroscopica messa in scena».