Herzi, l’attrice compagna di Bouhanni: «I corridori? Bambini infelici e depressi»

La copertina del magazine dell’Equipe dedicata alla coppia Bouhanni-Herzi
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Ritiratosi a fine 2023, Nacer Bouhanni ha rilasciato a L’Equipe Magazine una lunga intervista insieme alla compagna, Hafsia Herzi, in gara per vincere il premio César come migliore attrice protagonista per il film The Rapture. Tra i vari argomenti toccati, ampio spazio è stato dedicato alla carriera ciclistica di Nacer, che lo ha visto vincere tappe al Giro e alla Vuelta.

Herzi ha commentato innanzitutto la tremenda caduta di Bouhanni al Giro di Turchia 2022: «Per fortuna non l’ho vista dal vivo, lo avrei immaginato morto all’istante. Lì per lì è arrivata anche una falsa diagnosi, che parlava di paralisi. Per fortuna, al ritorno in Francia è emerso poi che la colonna vertebrale non era compromessa».

«Ho ancora dolore alla prima vertebra cervicale e al collo – ha aggiunto Bouhannicontinuo ad andare dal fisioterapista ogni settimana. Ho iniziato le procedure legali contro il Giro di Turchia: non è possibile che un uomo attraversi la strada mentre un gruppo sta arrivando a 50 chilometri all’ora. Di fatto, quell’incidente ha posto fine alla mia carriera. Ho solo 33 anni, avrei potuto correre almeno altre tre stagioni».

«Nei mesi successivi alla caduta, Nacer ha combattuto come un leone per tornare – ha raccontato Herzi per tre mesi e mezzo ha dovuto dormire seduto per il busto. L’ho visto soffrire, ma mi accorgevo che la situazione gradualmente cominciava a migliorare». «Purtroppo, dopo l’incidente non sono più stato lo stesso su una bici – ha ricordato Bouhanniavevo paura come mai prima, vedevo pericoli dappertutto. Per un velocista, tirare spesso i freni è la fine. Nel 2023 sono caduto in corsa altre tre volte, non ci capivo più nulla. Così ho deciso di ritirarmi definitivamente».

«Il ritiro è un sollievo – ha continuato Bouhanniho fatto di tutto per tornare al mio livello, ma il corpo e la mente proprio non ce la facevano. Non ero più me stesso su una bici. Anche ora, comunque, cerco di tenermi in forma. Pedalo, corro, mi alleno, sono felice. Avendo una famiglia, vedo tutto in prospettiva, poteva andare molto peggio. Non vedo il ritiro come la fine di qualcosa, ma come una rinascita».

Bouhanni si è poi tolto qualche sassolino dalla scarpa, relativo soprattutto al suo periodo alla Cofidis: «Anche prima della caduta, quando correvo ero sempre sotto pressione, in particolare negli anni alla Cofidis, tra il 2015 e il 2019, sotto il controllo di Cedric Vasseur. Ho sofferto molestie psicologiche a base di pubbliche umiliazioni, Vasseur mi ha fatto odiare il ciclismo».

Per concludere, Herzi ha raccontato la sua percezione del mondo del ciclismo: «Sono andata poche volte a vedere le gare, ma i corridori mi sono sempre sembrati cupi, la maggior parte depressi. Sembravano sempre pronti a piangere da un momento all’altro. Tra tutti questi corridori che erano come grandi bambini infelici, Nacer risplendeva. Ma mi ha spesso raccontato della tensione legata, ad esempio, all’alimentazione». Bouhanni ha poi concluso: «Io ero uno dei leader ma molti miei compagni, per aver garantito un futuro nella squadra, dovevano stare attenti ad ogni aspetto. Era una situazione esasperata. Vedevi corridori che a tavola pesavano ogni grammo di cibo: se il piatto era 215g invece di 200, levavano un cucchiaiata di riso».