Grandi ambizioni per il team giapponese JCL Team Ukyo che ha affermato con decisione di voler scalare le gerarchie ed essere invitata al Tour de France. Il buon rapporto con A.S.O., società organizzatrice della Grande Boucle, si è visto già al Tour of Oman e al Saudi Tour, dove la squadra ha partecipato, anche senza grandi risultati. Le ambizioni però, come detto, sono alte e per questo motivo è stato deciso a partire dal 2024 che la squadra sarà guidata da Alberto Volpi, già diesse della Bahrain Victorious, Fassa Bortolo, Barloworld e Liquigas.
Alberto, come arrivi a questa squadra?
«La proposta arriva da lontano, già dallo scorso anno. Ho avuto tutto l’inverno per pensarci e gran parte dell’inizio di stagione, poi mi sono convinto. Il CEO lo conosco addirittura dal 2007, quando venne invitato al Giro d’Italia 2007 e io ero ancora il diesse della Barloworld».
Cosa ti ha convinto?
«Innanzitutto la bontà del progetto. Il ciclismo in Giappone non è sviluppato come in Europa, ma ha grandissimi margini di crescita, sia a livello di corridori sia di sponsor. Si può lavorare bene per arrivare ad alti livelli».
Qual è l’obiettivo?
«Partecipare a un grande Giro. Il Tour de France è chiaramente nel mirino, ma vogliamo andare per gradi perché sappiamo che non possiamo avere tutto e subito. In parallelo vogliamo sviluppare il movimento giovanile ciclistico in Giappone, così da coltivare talenti del posto e portarli ai vertici».
Quali sono le “tappe”?
«Partiamo come squadra Continental, quindi già possiamo contare su di un calendario piuttosto interessante. Chiaramente la crescita va di pari passo con i finanziamenti: se il budget aumenta, noi possiamo ingaggiare nuovi corridori di livello più alto e contemporaneamente mettere a disposizione tutti i nostri mezzi per la crescita di chi c’è già. A quel punto bisognerà spiegare il nostro progetto agli organizzatori delle corse che, se vorranno, ci daranno l’invito».
Si muove già qualcosa in questo senso?
«Assolutamente sì, per questo mi ha convinto il progetto. La squadra avrà una struttura in parte italiana e in parte giapponese. Io per esempio mi sto dando da fare per avere una casa accogliente dove ospitare i corridori asiatici vicino casa mia in Brianza. Così da avere una base operativa in Europa da cui muoversi».
Lasci l’ammiraglia, che significa?
«Sai, dopo venticinque anni in ammiraglia mi sono reso conto che quello che potevo dare l’ho dato. L’Alberto Volpi diesse ha vinto tanto, si è tolto enormi soddisfazioni e ha visto sbocciare dei talenti. Adesso passo ad un ruolo dietro la scrivania».
Lasci una corazzata WorldTour come la Bahrain per una Continental, è un rischio?
«No, i rischi sono altri nella vita. Come detto, io ho fatto già molto nel ciclismo e mettermi alla prova con un progetto nuovo e interessante, mi lascia davvero motivato. Avevo bisogno di questo cambiamento».













