Montoli e la fame di cambiamento: «Non ho nemmeno concluso il calendario, ora sogno un riscatto con la Biesse»

Andrea Montoli in azione (Foto: @liisasphotoss)
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Dopo tre anni nella squadra Under 23 della EOLO-Kometa, un palmarès da Juniores piuttosto ricco e l’ultimo anno a secco di vittorie, Andrea Montoli ha sentito il bisogno e la voglia di cambiare. Cambiare aria, sì. Cambiare metodi, anche. Ma soprattutto cambiare calendario.

«Stare in una squadra spagnola mi ha inevitabilmente portato a conoscere molto bene il loro calendario e presto in questi tre anni con la Eolo ho capito che vanno per la maggiore le gare da più giorni. Non fraintendetemi, ho partecipato anche a gare in Italia, ma in confronto erano molte meno. E il calendario italiano riserva agli Under 23 perlopiù corse da un giorno come piacciono a me: non mi vedrei mai con una maglia rosa, direi di essere uno da classiche».

E quindi il passaggio alla Biesse-Carrera.

«È stato un passo naturale: io volevo cambiare e loro volevano me. Era già da tempo che si erano fatti avanti e anche se ho ricevuto altre telefonate avevo già detto di sì a loro senza pensarci troppo».

Cosa ti aspetti?

«Sicuramente di provare il calendario italiano in modo più approfondito rispetto a quanto fatto finora e poi ovviamente di tornare alla vittoria».

Cosa non è andato quest’anno?

«Io non recrimino niente: ovviamente penso sempre a cosa avrei dovuto fare di diverso o a cosa ho sbagliato ma è inutile guardare indietro. In questo sport le decisioni si devono prendere in pochissimi secondi e da quello può dipendere l’esito di una corsa. So anche che non sono passato professionista per questo motivo: il ciclismo è diventato sempre più giovane e il grande passo si fa ormai al terzo anno da Under 23 ma non mi spavento ad affrontare il quarto anno ancora in questa categoria. Cambio aria e mi godo l’esperienza cercando di fare bene».

Una stagione che forse lascia un po’ di amaro.

«Forse in questi tre anni alla Eolo è stata anche la migliore stagione. Non ho portato a casa nessun primo posto ma è stato un crescendo continuo: a luglio ho partecipato a tre gare a tappe una di seguito all’altra e in tutte e tre ho fatto la top 10 nella classifica generale. Mi ritengo soddisfatto, è stata una stagione sufficiente in cui spesso sono andato vicino alla vittoria. L’amaro in bocca me lo ha lasciato il finale di stagione: non ho potuto nemmeno concludere il mio calendario per il motivo che ancora adesso mi tiene fermo a casa».

Cosa è successo?

«Era il 17 agosto e stavo correndo nella provincia di Valencia il Trofeu Fira d’Agost a Xátiva quando una motostaffetta mi ha fatto cadere: ne ho ricavato una frattura scomposta alla spalla. Purtroppo sono cose che succedono, ma avrei ancora dovuto correre a Carnago, a Rovescala e fare una serie di corse spagnole».

Anno nuovo squadra nuova.

«Si ma mi dispiace molto aver chiuso tre importanti anni con la Eolo in quel modo, soprattutto perché non ho avuto modo di salutare i miei compagni: dopo la caduta mi hanno mandato all’ospedale e poi sono arrivato direttamente a casa. Non ho proprio salutato nessuno tranne due ragazzi. Essendo la squadra spagnola, molti degli atleti erano di lì quindi comunque non li vedevo molto se non ai ritiri o direttamente alle gare. Io invece mi alleno spesso da solo andando verso Como, a volte con qualche amico. Avevo anche compagni italiani con cui si è instaurato un buon legame: con alcuni ho corso al Giro Next Gen, la gara che più mi ha dato soddisfazione».

Andrea Montoli, Eolo-Kometa, in corsa nel gruppo (Foto: @CBphotos)

Cosa ti rimane della Eolo?

«Sono stati tre anni in cui mi sono sempre trovato bene con i compagni e anche con lo staff. Inoltre sono stato fornito di materiali di ottima qualità usati anche dai professionisti: è importante. Sul piano personale sono contento perché ho imparato lo spagnolo e mi sono confrontato con realtà diverse dall’Italia. Una bella esperienza con la Eolo sono stati anche i ritiri con i professionisti o le tre gare che ho fatto da stagista con loro l’anno scorso: per me solo salire sul bus era come entrare in un luna park».

Come mai hai scelto di cambiare squadra all’ultimo anno da Under 23?

«Avevo l’obiettivo di passare professionista dopo tre anni ma non ci sono riuscito, allora volevo un po’ cambiare aria e mi sono confrontato anche con Ivan Basso che è riuscito a consigliarmi bene per trovare una soluzione. Si è fatta interessante la proposta della Biesse-Carrera che è una squadra che quest’anno ha corso molto bene e mi voleva fortemente. Avevo anche voglia di togliermi lo sfizio di provare il calendario italiano, qualcosa di nuovo e diverso che da tempo attendevo».

Cosa ti aspetti dalla Biesse-Carrera?

«Sicuramente mi aspetto di tornare alla vittoria, non c’è da nasconderlo, ma è un po’ che non vinco. Farò una bella preparazione e poi mi butterò sulle gare che mi propongono: essendo un team anche continental fanno un buon calendario professionistico. Mi aspetto quindi di confrontarmi con i professionisti e ricavarne belle esperienze».

Cosa pensi che ti manchi per passare professionista?

«Vedevo che comunque mi mancava sempre qualcosa nel finale di corsa, ero assente. Per esempio quest’anno ero sempre lì ma non vincevo e per passare professionista questo non basta: bisogna vincere. Spero che con la Biesse riuscirò a fare questo salto».

Quali gare ti piacerebbe correre con loro?

«A me piacciono molto le internazionali di aprile che si corrono in Veneto. Conosco anche bene le strade nonostante io sia di Parabiago perché la mia fidanzata è del Friuli. Quando vado a trovarla, e ovviamente porto la bici per continuare gli allenamenti, giro sempre per le zone dove si corrono quelle gare. All’inizio non conoscevo le strade ed era un po’ un cinema ogni volta che provavo ad allenarmi, ora mi muovo bene anche grazie al suo papà che mi accompagna con la moto».