Giro Next Gen, le pagelle: Staune-Mittet sovrano, Romele si conferma, Crescioli non pervenuto

Il podio finale del Giro Next Gen 2023: da sinistra Rafferty, Staune-Mittet e Wilksch. (Credit: LaPresse)
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È finito il Giro Next Gen, firmato Rcs, ed è arrivato il momento di dare un’occhiata ai migliori e ai peggiori della settimana rosa dedicata agli Under 23.

Johannes Staune-Mittet: 9 – Gli è mancata la perfezione, a patto che si possa raggiungere (quei sei secondi persi forse per distrazione a Manerba del Garda). Ma per il resto: miglior uomo della generale nella cronometro iniziale, primo sullo Stelvio, secondo sul Pian del Cansiglio e per poco non riprendeva Christen. Tutti, adesso, hanno capito perché veniva considerato il favorito principale. Tenterà la doppietta con l’Avenir?

Staune-Mittet, vincitore del Giro Next Gen 2023 (Credit: LaPresse)

Darren Rafferty: 8 – È la grande sorpresa di questa edizione, riporta la squadra di Axel Merckx sul podio un anno dopo il trionfo di Hayter. È appena un secondo anno e ha chiuso terzo sullo Stelvio e settimo sul Cansiglio. L’assolo di un anno fa alla Strade Bianche di Romagna lasciava supporre che fosse un corridore da classiche, invece i suoi limiti sono ancora inesplorati. È l’unico a chiudere con meno di un minuto (47″) di ritardo da Staune-Mittet.

Hannes Wilksch: 7,5 – È salito sul podio, terzo, seppur con una condotta di gara poco appariscente. Undicesimo il primo giorno contro il tempo, sottotono (solo nono) sullo Stelvio, Wilksch si è rifatto nel giorno del Cansiglio chiudendo quinto e in lacrime per la scomparsa del connazionale Mader. Un anno fa concluse settimo al Giro e all’Avenir: il balzo in avanti c’è stato, dunque bravo.

La Jumbo-Visma Development Team vince la classifica a squadre (Credit: LaPresse)

Alessio Martinelli: 7 – È il primo italiano in classifica generale: sesto. Non male, considerando che il miglior corridore azzurro per le corse a tappe non è lui. Frutto perlopiù del quarto posto sullo Stelvio, mentre ieri ha tirato a difendersi. Potrebbe essere una pedina importante per l’Avenir, ma al quarto anno deve capire se puntare sui giri oppure sulle classiche.

Davide De Pretto: 7 – La classifica era soltanto un’ipotesi se fosse uscito indenne dallo Stelvio. Non è andata così, quindi ha puntato giustamente sulle tappe. Due podi e cinque piazzamenti totali tra i primi dieci gli sono valsi la maglia ciclamino. Regolare è regolare, completo è completo, il talento ce l’ha. Gli mancano la competizione internazionale e le corse a tappe, non i margini di miglioramento. Al mondiale sarà uno degli outsider.

Francesco Busatto: 7 – Secondo a Cherasco e terzo a Manerba del Garda, Busatto non ha vinto la ciclamino ma in compenso (specialmente nel giorno del Cansiglio) è stato fondamentale per non far naufragare Faure Prost (quinto e maglia bianca di miglior giovane). Nelle giornate vallonate è marcato a vista, ma è un dolce problema da affrontare, ce ne sono di peggiori. Non sarebbe male, tuttavia, se a volte tirasse i remi in barca concentrandosi maggiormente soltanto su alcuni obiettivi: essere sempre competitivi ma vincere poco non è il massimo.

Alessandro Romele: 7 – A differenza di De Pretto e Busatto, lui una tappa l’ha vinta (anticipando proprio il vicentino della Zalf), pur non centrando altri piazzamenti eclatanti. Da quando ha vinto alla Zappi e al Liberazione è un altro corridore. Si ispira a Van der Poel e in certi tratti, più in piccolo, lo ricorda: è slanciato e potente, si esalta quando attacca da lontano, in volata non è fermo. L’Italia ha trovato un corridore affidabile e competitivo ad alti livelli.

Anders Foldager vince l’ultima tappa del Giro Next Gen 2023 (Credit: LaPresse)

Alberto Bruttomesso: 5 – A Magenta lo ha battuto soltanto Lamperti, forse il velocista più forte della categoria, ma poi si è perso. A Povegliano, nel giorno di Romele, i suoi compagni del Ctf si sono rialzati perché non volevano ricucire da soli sulla fuga: ma lui non ha fatto nemmeno la volata per il quarto posto, facendoli lavorare a vuoto. E verso Trieste si è staccato quando ancora in gruppo erano in parecchi. Lo scorso anno, stupendo, conquistò la prima tappa e indossò la maglia rosa, l’insufficienza di quest’anno non è dovuta solo alla mancata riconferma, ma ad una corsa cominciata bene e terminata male.

Ludovico Crescioli: 4 – Amadori lo aveva convocato per l’Orlen proprio perché, lavorando per gli altri e senza responsabilità, potesse preparare serenamente il Giro. Non si è mai visto, nemmeno nelle due giornate più dure in cui doveva mettersi alla prova. Non è Martinez, recente vincitore tra i professionisti sul Ventoux, con cui Crescioli combatteva meno di due anni fa al Giro della Lunigiana del 2021, Martinez primo e lui secondo a 34″. Magari il colpo di pedale giusto lo troverà d’estate, magari vincerà pure, ma dal banco di prova più importante è stato (per ora) respinto.

Il traino dello Stelvio: 31 – È il numero dei corridori che complessivamente sono stati squalificati per l’episodio del traino sullo Stelvio. Un quinto del gruppo, insomma, è stato mandato a casa poiché ha preferito attaccarsi ad un’ammiraglia pur non essendocene assolutamente bisogno. Non rischiavano di finire fuori tempo massimo, praticamente nessuno di loro doveva risparmiare le energie poiché chiamato a vincere il giorno dopo. I direttori sportivi coinvolti, che dovevano comunicare il limite effettivo del tempo massimo, non hanno aperto bocca contribuendo ad alimentare il caos. Giudici non pervenuti, se non in un secondo momento. Una brutta pagina di ciclismo: non solamente, ma soprattutto italiana, purtroppo.

Staune-Mittet festeggia la vittoria della maglia rosa (Credit: LaPresse)