Monte Lussari: chiusa la salita. Troppo pericolosa anche per le bici

Il Monte Lussari il giorno della ventesima tappa del Giro d'Italia 2023
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Dopo l’enorme successo della cronoscalata decisiva per l’esito del Giro d’Italia, corsa sabato 27 maggio, la strada del Monte Lussari chiude. A tutti. Anche ai ciclisti. Si dissolve così la speranza di tanti appassionati di dare l’assalto all’ascesa che ha visto il trionfo di Primož Roglič. Le forze dell’ordine hanno deciso di sbarrarela stradaritenuta troppo pericolosa. Vi sono tronconi in cui la pendenza raggiunge il 20% e, inoltre, la carreggiata, in alcuni tratti molto stretta, è priva di protezioni a valle. 

Oggetto di vivaci polemiche già al momento dell’ufficializzazione dell’inserimento della tappa nel percorso del Giro d’Italia 2023, la salita del Monte Lussari, originariamente sterrata, era stata oggetto di sistemazione del fondo appositamente per consentire la disputa della penultima tappa della corsa rosa. Le critiche sollevate riguardavano soprattuttol’impatto ambientale ma erano legate anche ai costi per la sistemazione di una parte della strada forestale e per la realizzazione del fondo in cemento di un’altra porzione della stessa. Parte della somma stanziata (3 milioni di euro) proveniva tra l’altro dal fondo appositamente stanziato per risanare i disastri causati dalla tempesta Vaia, che nell’autunno del 2018 flagellò il Triveneto. La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia aveva fatto passare i lavori come un’operazione di messa in sicurezza del territorio e di promozione turistica dell’area.

Già nei giorni scorsi, immediatamente dopo la penultima tappa del Giro, molti ciclisti si sono presentati in Carnia per andare alla scoperta di questa impervia ma affascinante salita ma hanno trovato la strada sbarrata e sono stati costretti a fare dietrofront. La parte finale della cronoscalata, che si concludeva proprio dinnanzi al santuario del 16° secolo, si snodava su terreni di proprietà del FEC (Fondo edifici di culto) e l’amministratore della Foresta di Tarvisio, il tenente colonnello dei Carabinieri Cristiano Manni, ha emesso un’ordinanza che stabilisce la chiusura della strada al traffico.

Subito su tutte le furie gli amministratori della Regione Friuli Venezia Giulia, di cui si è fatto portavoce il vicepresidente del consiglio regionale, Stefano Mazzolini«Non è possibile che un ambientalista decida le sorti del turismo friulano. E’ successa la stessa cosa al Lago di Cave del Predil, da due anni inaccessibile ai turisti dopo che la Regione aveva investito oltre 5 milioni di euro per il suo sviluppo. E’ sensato impedire il transito agli automezzi a motore, ma assurdo pensare di farlo con le biciclette. Auspico quanto prima un incontro tra le parti per discutere definitivamente lo sviluppo della Valcanale nel rispetto di tutti».