Come avevano pronosticato ieri Moreno Argentin e molti altri addetti ai lavori, oggi Remco Evenepoel ha sì vinto la cronometro di Cesena tornando ad indossare la maglia rosa, ma con dei distacchi minimi, di gran lunga inferiori a quelli che lo stesso belga aveva immaginato e sperato di rifilare.
«Comunque il campione del mondo continua a mostrare delle lacune – commenta Argentin – E’ sicuramente forte e talentuoso, nessuno lo nega, e anzi è un bene per il ciclismo che esistano corridori come lui. Ma è giovane e spavaldo, deve ancora crescere. Ieri ha sbagliato il tempismo dello sforzo massimo sullo strappo dei Cappuccini, oggi è partito molto bene ma nel finale è calato. Secondo me è uno di quei rari casi in cui una vittoria lascia l’amaro in bocca».
Moreno, è ipotizzabile che Evenepoel lasci andare la maglia rosa un’altra volta?
«Potrà non sembrare nobile ed elegante, ma secondo me deve assolutamente farlo. L’alternativa è mettere la squadra in testa al gruppo per le prossime due settimane e ricucire su ogni fuga che va via. Non mi pare il caso, visto che non può contare su una squadra molto affidabile e che lui stesso sta dimostrando di non essere più l’Evenepoel di dieci giorni fa».
Secondo te perché?
«Sai, stiamo parlando di un corridore giovane appena alla terza grande corsa a tappe della sua carriera. Deve crescere e maturare, fisicamente e mentalmente. Però mi viene il dubbio che il suo avvicinamento al Giro non sia stato ideale: è stato in altura, è sceso per vincere la Liegi e poi è tornato di nuovo in altura. Non escludo che gli manchino il fondo e l’abitudine al confronto con gli avversari. E’ vero, il ciclismo è cambiato e in ritiro si lavora bene, ma la gara è la gara».
Ma lo ha fatto anche Roglic, che anzi non correva dalla fine di marzo.
«E’ vero, ma stiamo parlando di un corridore fatto e finito di trentatré anni e mezzo che non ha più nulla da dimostrare e che si conosce a menadito. Ricordati una cosa: durante le tre settimane del Giro o del Tour possono crescere di condizione soltanto gli atleti più maturi che si sono presentati con una forma buona ma non eccezionale. I Roglic, i Thomas e i Caruso, per intendersi: ma quelli come Evenepoel, giovani e tirati a lucido fin da subito, col passare dei giorni sono destinati ad appesantirsi».
Caruso può puntare al podio?
«Secondo me sì, anche se la concorrenza è alta. Dico di più: secondo me in questa seconda settimana la maglia rosa la può prendere anche un corridore come lui, come Sivakov o come Kamna. Ma per pensare in grande, per cercare e trovare la gloria, Caruso deve anche osare: esattamente come fece al Giro di due anni fa. Comunque oggi si è difeso molto bene, i miei complimenti».
Sempre più pimpante, invece, la coppia della Ineos formata da Thomas e Geoghegan Hart.
«La Ineos ha l’affiatamento, gli uomini e la forma adatti per decidere le sorti di questo Giro d’Italia. Che, lo dico a scanso di equivoci, si deciderà in salita e non a cronometro. Sarà una sfida ad eliminazione, nelle tappe d’alta montagna ogni giorno può saltare qualcuno. Quindi sarà la strada a decidere anche le gerarchie all’interno della formazione britannica».
Moreno, arrivati al primo giorno di riposo chi è per te il favorito principale per vincere la classifica generale?
«Secondo me se la giocheranno i corridori in grado di fare la differenza in salita e non nelle cronometro. Io vedo un testa a testa tra Roglic e Geoghegan Hart, con Thomas come terzo incomodo e capace di salire sul podio. Purtroppo per Evenepoel, credo che col passare dei giorni pagherà dazio sempre di più».