Nieri lancia la Q36.5 verso il Piva e le classiche: «Sandri voglio che sia davanti, Oioli deve crescere. Gli africani? Ho dei talenti interessanti»

Nieri
Daniele Nieri in una foto d'archivio alla Firenze-Empoli Under 23
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La Q36.5 è senza alcun dubbio una delle squadre rivelazione di questo inizio di stagione. Un progetto serio e con grandi fondamenta come quelle della “vecchia” Qhubeka che Daniele Nieri ha mantenuto viva anche nei momenti di maggiore difficoltà. Douglas Ryder, infatti, ha creduto nel tecnico toscano per il suo vivaio: si è affidato a lui, che ormai da tanti anni prepara i giovani al professionismo con attenzione e cura. È chiaro però che qualcosa rispetto al passato è cambiato: fuori gli elite come Menegotto, Bonaldo, Guasco e Coati, dentro diversi giovani italiani e non solo…

Daniele, sono andati via quelli che garantivano i risultati.

«Vero. Purtroppo non potevamo tenere nessuno dei quattro perché siamo tornati ad essere esclusivamente una squadra Under 23. Pensavamo che questo ci avrebbe penalizzato molto, eppure gli innesti si sono fatti valere fin da subito cogliendo risultati importanti e per certi versi sorprendenti».

Tipo?

«Siamo partiti forte, specie se consideriamo l’inverno travagliato. Non abbiamo fatto ritiri a dicembre e gennaio per dei problemi che abbiamo avuto, non abbiamo avuto modo di testare i nuovi materiali, eppure siamo stati lì. Penso alla Firenze-Empoli, dove avevamo due uomini nel gruppo di testa e poi tre nei primi dieci. Il giorno dopo a Misano abbiamo chiuso secondi con Portello sotto il diluvio universale, unica squadra con tre davanti».

Poi avete scelto una trasferta insolita, l’Algeria. Che esperienza è stata?

«Abbiamo optato per l’Algeria per correre dieci giorni al caldo e fare una sorta di “mini ritiro” in corsa. Aggiungiamoci che le corse a tappe fanno sempre bene alle gambe dei giovani corridori e che la squadra conserva ancora una forte matrice africana. Ecco spiegata questa bella esperienza. Chiaramente il livello non era altissimo e l’Algeria ciclisticamente non è preparatissima, però ci siamo divertiti. Peccato per gli innumerevoli secondi posti. Speriamo di raccogliere ora i frutti della trasferta».

Piva, Belvedere, Recioto, San Vendemiano e Liberazione: un aprile intenso.

«Direi un mese importantissimo se non fondamentale per tracciare il primo vero bilancio. Qui ci si può giocare un passaggio al professionismo o un contratto importante. La squadra per il Piva, che si correrà domenica, è stata fatta: Sandri, Mosca, Lillo, Molina e Nahom».

E Oioli?

«Mi sarebbe piaciuto portarlo, dico la verità, mi sono portato avanti il dubbio fino a poche ore fa. Poi però ho pensato che sarebbe stato meglio fargli correre la Milano-Busseto con l’obiettivo di fare risultato. Sai, molto spesso una vittoria o un bel piazzamento possono darti quella spinta necessaria per tutto il resto della stagione, anche se il livello è chiaramente più basso rispetto al Piva».

Che ragazzo e corridore è Oioli?

«Un ragazzo assolutamente per bene che ha tanta voglia di imparare. In più è uno dei talenti più interessanti per il futuro, a mio avviso. Considerate che lottava alla pari con Gregoire e Martinez al Lunigiana da juniores e ora i due francesi sono già protagonisti tra i pro’, quindi il talento c’è. Essendo al secondo anno nella categoria ha ancora tanto da imparare, ma già quest’anno è chiamato a un bel salto di qualità: lo aspetto perché credo davvero molto in lui».

Hai nominato Sandri, il più esperto della tua squadra.

«Lo abbiamo ingaggiato dal Cycling Team Friuli perché avevamo bisogno di un corridore che conoscesse bene la categoria e che sapesse muoversi in gruppo. Credo che il team di Boscolo sia in Italia quello che lavora meglio con i ragazzi, hanno metodi di allenamento e tecnologie davvero di livello, e i risultati sono ben visibili in Edoardo».

Mosca lo avevate già lo scorso anno…

«Sì, lui lo conosciamo già e posso assicurarvi che è cresciuto moltissimo. Lo scorso anno viveva un po’ sui successi ottenuti da juniores, ma finalmente ha capito che quelli non bastano e che bisogna rimboccarsi le maniche per continuare a migliorare. È migliorato di testa e finalmente s’inizia a vedere qualcosa, in Algeria per esempio si è messo spesso in mostra in salita conquistando il secondo posto nella classifica dei Gpm».

L’altro italiano è Portello.

«Alessio ha avuto un anno molto difficile, ma in Zalf ha fatto vedere grandi cose soprattutto al primo anno. Quando è arrivato da noi era leggermente sovrappeso e pensavo faticasse di più per rientrare in forma. Mi ha sorpreso, si vede che è motivato: gli manca la vittoria, ma i tantissimi piazzamenti fanno ben sperare. Da qui al Giro d’Italia può sbloccarsi».

Gli stranieri, invece?

«Abbiamo i due colombiani Molina e Martinez, ma purtroppo quest’ultimo non può correre per alcuni problemi fisici. Sono interessanti, ma vanno fatti crescere perché sono giovanissimi. Poi abbiamo Lillo, svizzero e proveniente dalla mountain bike. Esordirà con noi al Piva, ma il suo obiettivo è partecipare alle Olimpiadi di Parigi nel fuoristrada, corre tanto nel ciclocross e su strada è tutto da conoscere. Ha bei numeri, ma bisogna vederlo in azione».

Nutrita la schiera degli africani…

«Come dicevo prima noi teniamo molto agli africani, non dimentichiamoci che il proprietario (Ryder, ndr) è sudafricano. Travis Stedman è partito forte, vincendo il campionato nazionale e battendo corridori anche professionisti come De Bod della EF, tanto per fare un esempio. Hamza Amari invece è algerino, secondo nella generale della Amissa Bongo e miglior giovane. Ora è nel periodo del Ramadan e quindi non può correre, ma lo aspettiamo perché mi piace molto».

Tre gli eritrei.

«Credo che in Africa l’Eritrea sia la nazione più evoluta ciclisticamente, lo vediamo con Girmay tra i grandi e non solo. Nahom Zerai è uno scalatore interessante e sicuramente sarà al Giro d’Italia per essere competitivo in qualche tappa. Milkias Kudus, fratello del professionista della EF, correrà in Polonia, dove lo metteremo veramente alla prova per capire le sue potenzialità. Infine c’è Gebrehiwet, forse il più esperto dei tre, che deve iniziare a portare più risultati».

Cosa vi aspettate dal Piva?

«Non sarà semplice. Il livello si alza e squadre di riferimento come Colpack, Ctf-Victorious e Zalf proveranno a imporre la loro legge. Ci sono anche diverse squadre straniere con organici interessanti che possono mettersi in mezzo. Noi partiamo con l’ambizione di essere presenti in ogni azione, vogliamo esserci poi quello che verrà ci prenderemo. Sandri voglio che sia davanti».