Nieri saluta le corse, ma non il ciclismo: «Adesso sono massaggiatore, poi mi piacerebbe diventare diesse»

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Alessio Nieri in una foto d'archivio al Giro d'Italia U23
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Alessio Nieri qualche giorno fa aveva pubblicato sui social l’annuncio dell’addio alle corse. Ventitré anni, due da professionista con la Bardiani, un passato alla Mastromarco e un ritorno alla Work Service: nel mezzo il brutto infortunio che lo ha costretto ad alzare bandiera bianca.

«Non ho lasciato il ciclismo perché non avevo più voglia di correre – ci spiega Nieri – Piuttosto era impossibile per me continuare a soffrire in questo modo. Ogni volta che salivo in sella alla bicicletta avevo dei dolori, era diventato insostenibile e la scelta di smettere è stata obbligata».

Per chi non lo ricordasse, il corridore toscano era caduto malamente al Giro di Turchia lo scorso anno ad ottobre, tornando a casa con un referto medico che lasciava pochi dubbi. «Pneumotorace al polmone e varie microfratture al costato – continua – I dolori alla schiena erano troppi e a nulla è servito l’inverno, dove speravo di poter recuperare. Curammo lo pneumotorace, ma continuavo ad avere problemi in bici: inizialmente pensavamo per la poca mobilità che avevano costole e vertebre. Ho fatto fisioterapia, sono stato seguito da uno pneumologo, sono stato dall’osteopata, nulla da fare».

Solo qualche settimana fa sono emersi problemi più gravi, come un ernia che veniva continuamente schiacciata. «A quel punto l’unica cosa da fare era smettere. Il ciclismo però non voglio lasciarlo, dire basta così di punto in bianco e uscire totalmente da questo mondo era troppo per me. Non la vedo come un’opzione per il momento».

Le idee sono chiare. «Ho seguito un corso come massaggiatore, quindi ora ho l’abilitazione per esercitare la professione. Intanto penso a rientrare nel mondo così, poi in futuro mi piacerebbe fare il direttore sportivo».