Piva e il 2023 della Intermaché: «Sogno una monumento e punto a vincere una tappa al Tour»

Piva
Valerio Piva, direttore della Intermarché, alla Strade Bianche
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La scorsa stagione è stata piena di successi per la Intermaché-Circus-Wanty, andata ben oltre le aspettative. Tanti i corridori sbocciati e consacrati al grande ciclismo, come Biniam Girmay e Taco van der Hoorn, ma anche diversi i corridori rilanciati dal team belga come Louis Meintjes, Rein Taaramäe e Alexander Kristoff.

Quest’anno la squadra ha subito ripreso dove aveva lasciato lo scorso, anche grazie all’innesto dell’ex campione del mondo Alberto Rui Costa. Il portoghese è in cerca di rilancio dopo un paio di stagioni in ombra. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Valerio Piva, direttore sportivo della Intermaché.

Rui Costa negli ultimi anni stava faticando a vincere. In questo inizio stagione con voi però ha già trovato due successi e un paio di bei piazzamenti. Cosa vi aspettate da lui?

«Rui è partito forte vincendo il Trofeo Calvia e la Volta a la Comunitat Valenciana. In primavera proverà a far bene in qualche altra corsa da una settimana e sarà il nostro punto di riferimento per le Ardenne. Mentre in estate andrà probabilmente al Tour per ambire a qualche tappa. Per noi lui è uno dei nostri leader, non crediamo che sia finito, anzi ci aspettiamo molto da Alberto».

Corridori rilanciati tanti, ma anche belle scoperte. Quello di Girmay è il nome principale in questo campo. Lo scorso anno ha sorpreso vincendo tanto, in questa stagione quali obiettivi si è posto l’eritreo? Riuscirà a ripetersi?

«Bini è esploso lo scorso anno e probabilmente vincere da sconosciuto è più facile. In questa stagione avrà più pressioni e sarà più difficile ripetersi. Ad esempio, in un finale come quello della scorsa Gent-Wevelgem saranno tutti attenti a lui. Girmay è però un corridore moderno, versatile ed esplosivo, quindi non facile da contrastare. Da lui ci aspettiamo sicuramente qualche grande vittoria».

Altro corridore che può far bene nelle classiche è Taco van der Hoorn. L’olandese ha chiuso 4° alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Dove vi aspettate il prossimo piazzamento da lui?

«Taco ama molto le corse in Belgio, ma il suo obiettivo principale è la Parigi-Roubaix. Ormai lo si conosce, quando va in fuga il 90% delle volte è quella giusta. Questo perché è un corridore molto resistente, che si gestisce bene e sempre concentrato».

Un altro arrivo importante dal mercato è stato quello di Niccolò Bonifazio. Cosa vi aspettate da lui? Se Bini andrà al Tour sarà lui il vostro uomo delle volate per il Giro?

«Sì. Non avendo più l’uomo di classifica alla Pozzovivo al Giro andremo per le tappe. Quindi le volate saranno sue, ma tutta la squadra proverà a centrare almeno una frazione. Abbiamo uomini capaci di attaccare su ogni terreno come van der Hoorn, Rota e tanti altri».

Parliamo di Pozzovivo. Il suo mancato rinnovo, sommato alla partenza di Hirt, vi lascia scoperti nel ruolo di uomini da classifica per le grandi corse a tappe. Quanto peserà questa scelta?

«Io avrei tenuto Domenico, perché penso che avrebbe potuto assicurarci un buon piazzamento nei grandi Giri come lo scorso anno. Anche perché senza di lui dovremmo fare punti per il World Tour solo con le tappe, cosa non facile. Da tecnico ho espresso la mia opinione alla squadra dicendo che perdendo Pozzovivo ci rimaneva solo Meintjes come corridore da generale. Però il team sta optando per una linea giovane, anche se avere corridori giovani da classifica a un grande Giro non è semplice».

Rimanendo in tema italiani, uno su cui puntate molto è Lorenzo Rota. Il bergamasco è spesso nel posto giusto al momento giusto, ma sembra sempre mancargli quel qualcosa per vincere. Cosa?

«Io sono uno dei suoi principali tifosi, ancora prima che il suo direttore sportivo, quindi mi auguro che questa sia la stagione giusta per lui per togliersi diverse soddisfazioni. L’ho voluto io nella squadra, lo seguo sempre da vicino e sono convinto che abbia il talento per fare ancora molto meglio. Purtroppo si fa ancora prendere un po’ troppo dall’euforia e dall’ansia nei momenti decisi, spesso penso che nella sua testa consideri che sia meglio un piazzamento, piuttosto che rischiare di perdere tutto. Solo che senza rischi non si vince…».

Questa sarà la prima vera stagione per Madis Mihkels nel World Tour. Cosa vi aspettate da lui?

«Madis è ancora molto giovane, però ci vediamo del potenziale. Lui è il nostro diamante che deve ancora essere sgrossato».

Qualcuno lo associa a Kirpisuu, sicuramente per via della nazionalità, ma oltre a questo aspetto è giusto come paragone? Le caratteristiche e il talento sono di quel livello?

«Il talento c’è e il paragone è possibile, anche se Madis non è proprio velocista puro, ma regge bene in salita come mostrato al Gran Piemonte lo scorso anno sul Superga. Per il resto, come detto per Rota, la testa conta molto e lui è ancora giovane e con poca esperienza. Quindi va testato meglio sotto certi aspetti prima di esprimere un giudizio completo. In questa stagione si metterà alla prova soprattutto in supporto a Girmay o Bonifazio, ma avrà anche le sue occasioni».

Domanda finale. Quali sono gli obiettivi minimi per voi in questa stagione per ritenerla un’annata positiva?

«Il sogno sarebbe vincere una monumento. Bini è motivato per la Sanremo, ma abbiamo anche uomini che possono dire la loro in Belgio. Poi non sarà facile ripetere la scorsa stagione, dove abbiamo chiuso quinti nel Word Tour con 25 vittorie, ma una top 10 nella classifica mondiale è un obiettivo concreto. Infine vogliamo essere protagonisti nei grandi Giri e cercare di vincere una tappa al Tour, l’unica corsa da 3 settimane dove non siamo mai andati a segno».