Busatto riparte dalla Intermarché: «Rui Costa il mio riferimento. Ho imparato a non accontentarmi dei piazzamenti e non ho più paura di perdere»

Busatto
Francesco Busatto a La Drome Classic 2023 in maglia Intermarché-Circus-Wanty
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Lasciare l’Italia per approdare in una squadra straniera a vent’anni non è mai facile. Francesco Busatto ha avuto questo coraggio, sfidando anche chi gli sconsigliava di avventurarsi in questa sfida. Lui non ci ha pensato troppo, sa bene che per arrivare pronti al mondo del professionismo servono esperienza internazionale, confronto con avversari di primissimo piano e consigli preziosi dei più grandi. Alla Intermarché il ragazzo di Bassano del Grappa pare aver trovato la sua dimensione e, anche se inserito nel contesto della formazione development, in questo inizio di stagione ha corso esclusivamente tra i pro’.

«Un’esperienza importantissima – spiega Busatto – Sono partito in Oman con la Muscat Classic e il Giro del Sultanato, una trasferta lunga, impegnativa e in un luogo davvero particolare. Ho amato tutto di questo viaggio, dal volo agli scenari mozzafiato del paese, passando per la corsa vera e propria. Ho imparato molto e credo di essermi tolto anche alcune soddisfazioni. Penso al quarto posto della classica, dove ho messo dietro corridori come Ulissi, Herrada e Van Avermaet».

Il ventenne veneto spiega che l’aver lavorato a stretto contatto con la prima squadra durante l’inverno lo ha aiutato a mettere le basi per una prima parte di stagione ad alto livello. A Calpe ha condiviso la camera con Simone Petilli e ha avuto l’occasione di scambiare diverse parole con le stelle del team come Biniam Girmay, Rui Costa e il nostro Lorenzo Rota.

«Credo di aver imparato più in due settimane di ritiro in Spagna che in due anni di dilettantismo – continua Busatto – Attenzione, non sto dicendo che mi sono trovato male nelle squadre in cui ho corso tra gli Under 23, tutto il contrario. Parlo di guardare come si muovono i professionisti, ascoltare le parole di chi ha diversi anni di esperienza, affrontare allenamenti innovativi e utilizzare materiali di livello altissimo. Queste cose ti migliorano più di qualsiasi altra cosa».

Rui Costa è senza dubbio il corridore che lo ha impressionato di più. Un campione del mondo umile, sempre pronto a dare consigli e ascoltare tutti. «Lui ha classe in bicicletta e fuori – dice il veneto – Mi ha spiegato cose dal punto di vista tattico, su come approcciare alcune gare, quando restare più concentrati e quando invece correre più rilassato per recuperare energie mentali oltre che fisiche. E poi tutto l’aspetto riguardante l’allenamento. Non avrei mai pensato che un corridore che ha vinto il mondiale potesse essere così disponibile».

Molto importanti per la formazione di Busatto anche le corse fatte in Francia alla Faun Ardeche e alla Drome Classic. Molto spesso si è parlato dell’inesperienza dei dilettanti italiani quando passano professionisti, troppo abituati alle cosiddette “corse di paese” e poco alle gare internazionali.

«Partecipare a queste corse è un pregio che non tutti possono avere – continua Francesco – Qualche squadra italiana sta imparando e sta facendo degli sforzi per permettere ai propri ragazzi di correre all’estero, ma sono occasioni più uniche che rare. C’è la nazionale, ma sono cinque, massimo sei i corridori che può portare Amadori. Io quest’anno farò diverse gare fuori dall’Italia come il Trittico Ardenne, il Brabante e la Liegi Under 23».

In tutto questo di development c’è molto poco. La prima gara tra gli Under dovrebbe essere proprio la Doyenne di categoria, poi l’ago della bilancia sarà il Giro d’Italia. «Se verremo invitati – spiega Busatto – farò delle corse come il De Gasperi e la Coppa della Pace, altrimenti ci concentreremo su altri eventi. Loro vogliono tenere un contatto molto stretto tra la squadra di sviluppo e la World Tour, ma al Giro ci terrei particolarmente. Vincere lì è un bel biglietto da visita e ho ancora la delusione dello scorso anno».

La vittoria è probabilmente l’unica cosa che è mancata lo scorso anno a Busatto. Tantissimi secondi posti come a Biella, Marmo, Medicea, Santa Rita, la tappa del Giro a Pinzolo, al Friuli sullo Zoncolan, Giro di Puglia, Targa Crocifisso e San Daniele. Poi i terzi posti al Giro nella tappa di Pinerolo, al Rovescalesi e alla Coppa Messapica. Da segnalare anche il quarto posto alla Coppa della Pace e i quinti al Claudia e al Piccolo Lombardia.

«Se ci penso non mi capacito di tanti piazzamenti senza neppure una vittoria – dice il ventenne di Bassano – Cosa mi è mancato? Non saprei dirlo, probabilmente un po’ di cattiveria e di coraggio. Tante volte correvo per un piazzamento, mi accontentavo di finire tra i primi perché avevo paura di perdere. Mi dicevo “e se salto?”. Una mentalità sbagliata e che ho eliminato solo a fine stagione: arrivare secondo non mi interessa più, voglio vincere. Quest’anno poi sarà il primo senza scuola, quindi potrò dedicarmi alla vita da corridore al 100% e sicuramente mi aiuterà».

Busatto non nasconde infine la sua voglia di tornare a vestire la maglia azzurra. La convocazione per i mondiali, ma la mancata selezione per i cinque titolari non gli è andata giù: voleva correre sul tracciato di Wollongong. «Non me la sono presa con Amadori – spiega – Lui è stato onesto e giusto. L’ho visto sinceramente dispiaciuto e mi ha dato le sue motivazioni. Però quest’anno voglio convincerlo a darmi una maglia per l’Avenir o altre corse, ci punto molto. È contento della mia scelta di andare alla Intermarché, dice che ho fatto bene. Il caso General Store? Acqua passata, preferisco non parlarne. Non voglio fare altre polemiche».