Cancellara: «Meglio la Roubaix del Fiandre per Ganna. Se fossi in lui lascerei la pista»

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Fabian Cancellara in una foto d'archivio alla Strade Bianche
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Fabian Cancellara ha raggiunto negli Emirati Arabi la sua squadra, la Professional svizzera Tudor Pro Cycling Team, al debutto nel World Tour. 42 anni il mese prossimo, Fabian fa il manager con principi ben chiari in testa. «Da corridore sono stato un vincente, ma mai mi sono dimenticato dello staff che mi stava attorno. Questo concetto lo applico pure adesso. Costruire qualcosa di importante, insieme. Possiamo farcela», ha spiegato a Ciro Scognamiglio, inviato all’UAE Tour per la Gazzetta dello Sport. La Tudor conta 80 persone, corridori compresi, e Cancellara dice che il verbo che usa più spesso è ascoltare.

«Lo so che il tempo va veloce, e che non sempre tutto va come si vuole. Ma noi restiamo con i piedi per terra e andiamo avanti. Con tanta gente nuova per questo ambiente. Abbiamo pure una divisione giovanile. Immaginate il tutto come una start-up. Le prossime licenze World Tour verranno assegnate tra tre anni. Possono succedere tante cose nel frattempo. Non so dire quando, ma di sicuro abbiamo in testa l’eccellenza. Io qui sono me stesso, sono felice di poter lasciare un altro segno nel ‘mio’ mondo. Ho imparato dalle mie esperienze, a cominciare dalla Mapei, ma non voglio copiare nessuno. Piuttosto, dare la mia impronta».

Fabian racconta di pedalare non più di 3 volte a settimana, un’ora, al massimo due. «Chi va in bici vuol dire che… non lavora!  – ha spiegato sorridendo – La sveglia suona alle 6.30, e poi sempre a tutta. Le mie due figlie hanno 16 e 10 anni, ci sono tante cose da fare. Rispetto a quando facevo il corridore, sto molto meno sul divano».

Del ciclismo di oggi Cancellara, vincitore di 4 Mondiali a cronometro e di due ori olimpici nella stessa specialità, di una Sanremo, 3 Fiandre, 3 Roubaix e altrettante Strade Bianche, di una Tirreno-Adriatico e di 8 al Tour e 3 alla Vuelta, dice che «i giovani forti che sono arrivati li apprezzo tutti. E noto come ne arrivino davvero tanti, velocemente». Del duello tra i due Van, van der Poel e Van Aert, ha detto che i loro scontri sono più numerosi dei suoi con Tom Boonen. «Al Mondiale di cross non mi ha sorpreso che abbia vinto Mathieu. In una volata ‘lenta’, il suo spunto è migliore. Lo aveva dimostrato al Fiandre 2020».

E veniamo al ciclismo italiano: anche Cancellara rintraccia parte dei nostri problemi nella mancanza di una squadra nel World Tour. «Necessario che qualcuno che prenda una iniziativa in questo senso. Servirebbe tanto all’Italia, ai giovani. E tanti italiani ormai sono andati a lavorare all’estero». E sentite cosa dice di Filippo Ganna, un campione che spesso è stato accostato a lui. «Meglio la Roubaix del Fiandre per lui. Sulla pista continuo a pensare che farebbe meglio a lasciarla perché ha vinto tutto. Ma lo dico da osservatore, non sono il suo allenatore».