Foldager: «Sogno una grande stagione tra classiche e mondiale per poi passare pro’ con la Jayco»

Foldager
Anders Foldager in una foto d'archivio al Giro Under 23
Tempo di lettura: 4 minuti

Anders Foldager, classe 2001, ha lasciato la sua famiglia in Danimarca per venire in Italia e dedicare anima e corpo al ciclismo. Questa sarà la stagione decisiva per il suo futuro in questo mondo, o come dice lui in inglese «this is the year to make it or break it»: o adesso o mai più.

Anders, la nuova stagione Under 23 è alle porte, come ti sei preparato?

«Non vedo l’ora. È stato una preparazione senza intoppi, ho fatto quello che ha sempre funzionato per me: tante ore a dicembre e in questa ultima fase più lavori specifici e intervalli d’intensità. Ora sono in ritiro in Spagna con la mia squadra (Team Biesse-Carrera, ndr), ma prima sono stato una settimana nel training camp con la nazionale danese».

Come mantieni la concentrazione durante questi allenamenti impegnativi?

«In realtà mi viene abbastanza semplice da fare: mi piacciono i periodi in cui devo lavorare sodo. Mi aiuta molto anche la possibilità di tornare a casa durante l’inverno dove rivedo la mia famiglia e i miei vecchi amici».

Foldager
Anders Foldager in una foto d’archivio al Giro Under 23

Stare lontano dalla tua famiglia non ti pesa mentalmente?

«Quando ho l’opportunità di tornare a casa per qualche giorno la colgo al volo, ma mi piace rimanere in Italia e continuare gli allenamenti e le gare. Durante l’inverno sono stato due mesi in Danimarca dalla mia famiglia e dai miei amici, e mi sono allenato con i miei vecchi compagni di squadra. È sempre difficile trovare il giusto equilibrio tra sport e vita privata, ma il ciclismo è fatto di sacrifici e ne sono consapevole».

Quali sono i tuoi obbiettivi?

«Il mondiale su strada è il mio obbiettivo principale, lo è stato anche l’anno scorso, è sempre nella mia testa. Dipenderà dalle scelte della nazionale, ma spero di rappresentare il mio paese a Glasgow e di ottenere un buon risultato. Durante la stagione in Italia, invece, voglio essere subito competitivo e pronto per gare come il Giro del Belvedere, Trofeo Piva e gare importanti come queste dove posso confrontarmi con i migliori».

Sai già se farai qualche gara con la maglia della nazionale danese?

«Mi piacerebbe fare le gare più importanti al mondo della categoria U23 come la Parigi–Roubaix, i campionati europei o la Liegi-Bastogne-Liegi, le gare con brevi salite di 2-3 km sono le migliori per me. Ma è difficile sapere a quali gare rappresenterai il tuo paese. Nel ritiro con la nazionale abbiamo fatto dei test che loro usano per vedere come ci stiamo sviluppando come corridori. Quando scelgono gli atleti della nazionale si basano molto sui risultati: io sono in contatto con il coach e mi chiede come sto, cosa ho fatto nelle gare e cosa potrei fare nelle competizioni con la maglia danese addosso».

Com’è essere un Under 23 in Italia?

«È una categoria un po’ pazza – ride – Ma è così che funziona il ciclismo: tutti vogliono vincere e tra i dilettanti ci sono molti ragazzi ancora con poca esperienza che fanno fatica a stare in gruppo e questo alcune volte diventa pericoloso. Ma resta comunque una categoria molto bella, in molti paesi non c’è perché ci sono pochi corridori, ma qui in Italia ci sono gare ogni settimana con 150-200 atleti che si sfidano. Per me è una bella esperienza dove la continua competizione mi fa crescere sempre di più».

Con la Biesse-Carrera che è un team Continental hai avuto l’opportunità di gareggiare con i professionisti.

«Lo adoro. Mi piace dare il massimo nelle gare con i professionisti e non ho paura di competere con loro. Li rispetto, riesco sempre a imparare molto, da come si muovono in gruppo a quando decidono di attaccare, come gestiscono le loro forze o anche quando mangiano e bevono».

Il tuo direttore sportivo, Marco Milesi, ci disse che eri in trattativa per passare professionista con il team Jayco AlUla.

«Non è ancora sicuro. Spero di unirmi a loro, sono stato stagista nel training camp del team la scorsa estate e siamo sempre in contatto, ma non c’è nulla di scritto e ufficiale ancora. L’obiettivo è questo: passare nel World Tour e trovare il mio posto nella squadra. Questo è l’ultimo anno qui in Italia è la mia ultima possibilità di farcela o non farcela».

Ruota d'Oro
Il podio del Ruota d’Oro 2022 con Labrosse, vincitore al centro, Foldager (a sinistra) e Tolio (a destra)

Sei anche considerato il leader del team.

«Sono contento che ci sia questa fiducia nei miei confronti, che la squadra mi aiuterà e comunque anch’io sono pronto e voglioso di aiutare i miei compagni. Ma non mi sento come il capitano del team: io voglio aiutare loro e loro vogliono aiutare me».

Come superi i momenti difficili?

«Cerco di passarci avanti e concentrarmi sulle cose positive, so che ci saranno sempre momenti più negativi, ma so anche che ci si può risollevare: con determinazione e un lavoro continuo i risultati ritornano sempre».

Il tuo sogno più grande?

«La storia, la spettacolare maglia e i corridori che l’hanno indossata: avere un giorno addosso i colori iridati rimane il mio sogno più grande».